Cronologia degli eventi

lunedì 7 febbraio 2011

Attacco alla Grecia

“C'é qualcuno fra di voi, o camerati, che ricorda l'inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia" Mussolini, 18 Novembre 1940

Se qualcosa ci univa alla Grecia, questa unica cosa era un regime fascista (Metaxas) come da noi. Per tutto il resto avevamo grosse divisioni, benché la stirpe "italiota" si dice discenda anche (Enea escluso perchè Troia è in Turchia) dai greci. “Una faccia, una razza” del “Mediterraneo” di Salvatores era pura presunzione. I nostri ufficiali, che avevano studiato il greco al liceo, facevano bella figura ma era il greco antico. Mussolini e Ciano negli incontri o nella corrispondenza, non accennarono mai a Hitler del loro progetto di invadere la Grecia, anzi aspettavano che il Fuhrer, dopo aver rinunciato all'Inghilterra, si rivolgesse almeno ai balcani, possibilmente non i nostri. Mussolini, per non passare da fesso, aveva tenuto una trentina di divisioni, che vennero poi congedate a fine settembre, sui confini orientali. La decisione della guerra alla Grecia o l'iniziativa, fu quindi presa a livello politico, e forse nemmeno da Mussolini, ma dal genero Ciano come risulta da testimonianze. Di motivi di attrito ce n’erano stati, Corfù ad esempio nel 23 e ce n’erano tuttora sempre per i soliti confini meridionali albanesi (Ciamuria regione costiera di fronte a Corfù) dove vecchi ras Albanesi volevano tornare a vivere. Ciano, sulla situazione interna Greca, sulla corruzione e sul malgoverno, diceva di avere degli informatori attendibili. Erano questi dei viveurs, affaristi, giornalisti e politici che vivevano ad Atene e facevano spionaggio a mezzo servizio.
Uno o due per tutti, Curzio Suckert "Malaparte" ufficiale degli Alpini e Francesco Anfuso. I loro stravaganti rapporti disegnavano una Grecia da operetta addirittura già comprata (10 milioni di lire d'allora): Un piano (Guzzoni Pariani) d’invasione era stato preparato anni prima ed erano previste almeno 20 divisioni. Ciano per la Ciamuria riteneva ne fossero sufficienti 5. In Agosto alle salve “salve” di cannone di un incrociatore greco per una festa patronale rispose un sommergibile italiano che colò a picco la nave e spedì due siluri sulla riva del mare (qui per fortuna senza morti) dove si teneva la festa in mezzo ad una processione. Imbarazzo e progetto di guerra spostato dal 1 settembre al 1 ottobre in attesa del colpo di stato che vagheggiava Malaparte, ma anche per le contrarietà di Hitler che vedeva i suoi piani andare all’aria. I suoi piani però non ce li confidava. L’11 ottobre Hitler annunciava di aver dato “protezione ai campi petroliferi rumeni”. Il duce andò in bestia come al solito ingoiando il rospo “.. questa volta lo pago della stessa moneta. Saprà dai giornali che ho occupato la Grecia” Dell’opinione dei militari e di quante divisioni servissero non gli importava niente. Il 15 ottobre convocò una riunione operativa, assenti non invitati gli stati maggiori di marina e aeronautica pur dovendo attraversare il mare. Richiamo dei congedati appena andati casa, che erano poi dei semplici soldati di leva trattenuti. Esperienza zero. Alle 2,30 del mattino di lunedì 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, Metaxas fu gettato giù dal letto con un ultimatum per il controllo di isole come Zante, Cefalonia e Corfù. Ma queste all’ambasciatore non erano state dette e quando Metaxas ( che non stava per niente bene, questo si) disse se ne può parlare dica pure, l’ambasciatore restò a bocca aperta. “Allora è la guerra” disse il greco. Marina e aeronautica avevano chiesto un rinvio. Ciano “.. ma Badoglio non solo non le presenta le dimissioni (segno che era stato contrario) ma neppure ripete a Mussolini quanto ieri ha detto a me ….” Il tempo era pessimo su tutta l'Albania, fiumi in piena e strade impercorribili per le 8+1 divisione che attraversarono il confine. Nell'invasione i greci ritrovarono l'unità nazionale, prima dispersa, e agli italiani riservarono una brutta "sorpresa": non solo di non farsi travolgere, ma di contrattaccare e respingere con tutte le loro forze l’attacco. disse Metaxas alla radio “ Il suolo della patria va difeso, la guerra che affrontiamo oggi è una guerra per l’onore”.

Il 19 ottobre Mussolini aveva informato Hitler delle sue intenzioni. Ma la lettera (ritardandola apposta) gli giunge alla vigilia dell'incontro a Firenze il giorno 28. Alle ore 11 Mussolini e Hitler si incontrano a Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella. L’assalto verbale del Duce, (Hitler ammirava Mussolini lo riconosceva come maestro) lo zittì sul momento. Per lettera gli disse poi “…lo stato delle cose è gravissimo…le conseguenze militari sono molto gravi.... Gli inglesi saranno del tutto indifferenti se gli italiani distruggono le città greche per rappresaglia; ma è l'attacco contro città italiane che sarà decisivo... tutte le località costiere italiane saranno minacciate...(...) Dal punto di vista militare questa situazione è una minaccia e per quanto riguarda la nostra zona petrolifera romena è addirittura paurosa" (Gli inglesi ora avevano la porta aperta per bombardare i campi petroliferi rumeni partendo dalla Grecia e non più da Creta).“ …In Africa impegnatevi a raggiungere Marsa Matruh per stabilirvi una base aerea per i nostri Stukas e i Ju 88, che dovranno cacciare la flotta britannica da Alessandria. La questione Mediterraneo deve essere liquidata entro la fine dell'anno !!!”….

La Grecia prima della guerra
Nel 1914 nonostante la neutralità, Re Costantino I si fece promotore di una linea filotedesca e quindi amica dei Turchi, che lo mise in aperto conflitto con il primo ministro Eleutherios Venizelos (turchi e greci non si sono mai amati) che nel 1916, sotto la protezione anglo-francese, istituì a Salonicco un governo di opposizione alla corona. Quest'ultimo nel 1917 abdicò in favore del secondogenito Alessandro. Rientrato Venizelos, questi ottenne dal Re l'entrata in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. Alla morte improvvisa di Alessandro, nel 1920, il rifiuto della corona da parte del fratello Paolo riaprì l'accesso al trono a Costantino I: questi fu confermato Re da un referendum. Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento la Grecia visse un periodo di profonda instabilità politica. Nel marzo 1924 la monarchia venne abolita e sostituita da un regime repubblicano che esiliò il Re Giorgio II. La repubblica però non riuscì ad affermarsi stabilmente a causa di un clima politico sempre più deteriorato. Nel novembre 1935 Giorgio II, richiamato dall'esilio, si reinsediò ad Atene. La situazione politica tuttavia non migliorò. Le elezioni del 1936 non portarono alla definizione di una maggioranza parlamentare in grado di governare il Paese. Giorgio II affidò allora il governo ad un primo ministro di sua scelta: il generale Ioannis Metaxas che - come primo atto - sciolse il Parlamento. La dittatura di Metaxas aveva diversi punti di contatto con i regimi fascisti dell'epoca. Questa politica di equilibri venne fortemente messa in crisi dall'annessione dell'Albania da parte italiana nel 1939. La presenza italiana in Albania frustrava da un lato le mire di Metaxas sull'Epiro albanese e - dall'altro - infondeva una notevole preoccupazione per avere ora alle proprie frontiere l'aggressivo vicino italiano già sperimentato nel 23.

28 OTTOBRE 1940
Le divisioni Ferrara, Centauro e Siena avanzano lungo il litorale puntando alla conca di Giànnina oltre il fiume Kalamas. Alla loro sinistra la divisione Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti dei greci tra l’Epiro e la Macedonia. Più a nord, la Parma e la Piemonte si attestano a difesa della conca di Corcia (Korcè). Le condizioni atmosferiche, pessime, favoriscono i difensori. I nostri uomini sono in vantaggio numerico, perché Papagos non è ancora riuscito a far convergere le divisioni a Est di Salonicco e quelle di riserva. La Bulgaria (Giovanna di Savoia aveva sposato il re) su cui contavamo non aveva nessuna intenzione di aggredire i suoi ex nemici. La divisione italiana era molto debole dopo che il 3° reggimento era stato sostituito dalle camicie nere. Se a questo si aggiungono le difficoltà di movimento, l’invio ritardato alla spicciolata di materiali e munizioni, le vecchie difficoltà del porto di Valona che non permettevano (fondali bassi) lo scarico di materiali ci ritroviamo in quanto disse Roatta
“Lo S.M. non ha mai potuto far arrivare in Albania neppure un reggimento che fosse accompagnato da tutti i suoi mezzi di vita e azione". Per quanto riguardava il supporto aereo, il fattore tempo giocava a favore dei Greci e la paventata superiorità si riduceva a parità. Gli italiani non riuscivano neanche a difendere Taranto e i convogli per l’Africa. Nessun ufficiale di coordinamento a terra, richiesto dall’esercito presso i comandi di corpo d’armata. Gli improvvisati campi di atterraggio in genere erano dei pantani. I bombardieri in azione su terreni carsici incavernati sono inutili. La marina poi era bloccata dalla Royal Navy che ci impediva persino i collegamenti con Rodi e della invasione delle isole si era subito accantonato l'idea. Liberato il fronte orientale con la Bulgaria, scatta un contrattacco greco il 1° novembre. Si disse che nel momento peggiore della campagna (fine novembre) Mussolini abbai spedito i suoi gerarchi ai rispettivi reparti dell’esercito coi loro vecchi gradi che erano inferiori a quelli della Milizia (Starace ad esempio era generale della Milizia ma Colonnello nei Bersaglieri).
In parole povere andate a farvi il mazzo come stanno facendoselo tanti ragazzi visto che siete una massa di c. .. Altri dicono, come era già successo in Spagna che quando partirono erano i giorni della vittoria, parati a festa erano pronti per la volata finale alla testa dei rispettivi reggimenti esautorando i comandanti per prendersi le glorie e le medaglie. Il caso volle, probabilmente, che erano partiti col bel tempo, ma arrivati con la tempesta. Nessuna avanzata nell'Epiro. La divisione alpina Julia presso il passo di Metsovo viene aggredita da diverse divisioni greche, di fianco e a tergo puntando sulla conca di Corcia, dove le divisioni Parma e Piemonte, e poi Venezia e Arezzo fatte accorrere dal confine iugoslavo, sono anch'esse travolte. Viene ordinato un profondo ripiegamento sulla linea del fronte albanese. Le comunicazioni non funzionano, i telegrafisti non conoscono i nuovi apparecchi. La Julia viene schiacciata. Il 9 arriva l'esonero per il generale Visconti Prasca , Ubaldo Soddu assume il comando del Gruppo di armate di Albania. (vedi nei personaggi)
La reazione dell'Inghilterra - attacco aereo alla base navale di Taranto con pesanti perdite. Alle 22,40 dell'11 novembre i siluri di 12 aerei inglesi del tipo Swordfish (biplani), decollati dalla portaerei inglese Jllustrious, che naviga a 170 miglia al largo delle coste italiane, colpiscono nel porto di Taranto le corazzate Cavour e Littorio (quest’ultima, con la gemella Vittorio Veneto, è la più recente della classe e stazza ben 35.000 t). Ore 23,30: una seconda ondata di 9 Swordfish provenienti come i primi dalla lllustrious sventrano la corazzata Duilio. È un colpo molto duro per la flotta italiana che perde la metà delle sue corazzate. Altri incrociatori affondano al largo quattro mercantili. Incursioni su Brindisi, Bari, e ancora Taranto.
Ai primi di dicembre gli italiani sono costretti a ripiegare definitivamente e perdono un terzo dell'Albania. Mussolini per evitare la disfatta, ormai impantanato "nel fango", è costretto a chiedere urgenti aiuti a Hitler. Neve e freddo intenso provocano l’inizio di numerosi casi di congelamento. Soddu disperato ha mandato un messaggio. “avete letto il messaggio” chiede il Duce. “ piuttosto che chiedere l’armistizio partiamo tutti per l’Albania a farci uccidere sul posto” L’andamento della guerra in Grecia aveva intanto innescato il tipico gioco italiano dello scaricabarile. Badoglio si lamentava con Pavolini di Mussolini e Mussolini lo veniva immediatamente a sapere. “nemico del regime, traditore”lo bollava. L’aveva già detto 20 anni prima, non se lo ricordava. Il 23 novembre Farinacci lo attacca sul quotidiano Regime Fascista “…grazie alla imprevidenza dello Stato Maggiore abbiamo procurato a Churchill uno sciocco diversivo (Gli inglesi già operavano in Grecia con aerei). La smentita richiesta, la supplica al Re non portano da nessuna parte e il 4 Badoglio si dimette e scompare dalla vita italiana fino al 25 luglio del 43. Prasca verrà congedato il 30 .
5 Dicembre 1940 – Hitler scrive a Mussolini una lettera riepilogando quanto è successo, perché è successo e il da farsi. Mussolini cerca di sminuire gli inconveniente che si stanno verificando, elencandogli le cause: maltempo, defezione degli Albanesi alle armi etc. Invece della vittoria a Marsa Matruh (8/12) si scatena una grande controffensiva inglese che costringe le forze di Graziani a una rovinosa ritirata. L'entrata in scena del gen. Ugo Cavallero, nominato il 4 dicembre Capo di Stato Maggiore Generale in sostituzione di Badoglio, fu vista come l’ultima spiaggia ma anche fonte di energia nelle forze italiane in Albania, duramente provate e fortemente demoralizzate per lo sfavorevole andamento delle operazioni . Era indispensabile resistere sulle posizioni raggiunte, senza più cedere terreno. Da parte greca c'era euforia. All'inizio della battaglia, l'8, il rapporto di forze era ora di 2 ad 1 a favore dei greci. Questi attaccarono duramente lungo quattro direttrici, ma per la strenua resistenza dei difensori non riuscirono a conseguire alcun successo tattico. Sul fronte della 9a Armata, la lotta si protrasse con vicende alterne. L’aggiramento della 11a Armata nella valle dell'Osum fu sventato grazie all'arrivo dei reparti della divisione alpina Cuneense, sbarcata in Albania il 14. Era stata preceduta di un giorno dalla divisione di fanteria Acqui e sarebbe stata poi seguita da altre 3; Cuneo, Brennero e Lupi di Toscana.
19 dicembre 1940 I greci a 50 km. da Valona (questa volta ci gettano a mare). A garantire l'integrità dell’importante base logistica, fu posto alle dipendenze dell'11a Armata il Corpo d'Armata Speciale (gen. Giovanni Messe), giunto in Albania da poco al completo delle strutture di comando ma privo di truppe. Venne schierato nel settore del litorale, inglobando reparti della Acqui, della Siena, della Divisione Alpina Speciale (gen. Alessandro Piazzoni) e di supporti di C.A. Incessanti piogge sferzavano i fondo valle e le rotabili erano diventate un mare di fango, mentre nelle posizioni elevate imperversavano violente bufere e prolungate nevicate con congelamenti. Non era ancora ultimato l'afflusso delle unità del Corpo d'Armata Speciale che i greci aprirono il natale con attacchi in direzione di Valona e sul litorale. Il 30 dicembre Mussolini sostituì lo sfiduciato Soddu, che non aveva più potere da giorni, con Cavallero, che mantenne anche la carica di Capo di S.M. Generale
Il 2 gennaio 1941 Cavallero dispose la costituzione di un nuovo Corpo d'Armata, il IV (gen. Camillo Mercalli), formato dalla Pusteria, dalla Lupi di Toscana e dai resti della Siena più un Gruppo di cavalleria con il compito di contromanovrare nei confronti delle provenienze nemiche dalle valli del Tomori, Osum e Vojussa, ed il 9 gennaio dette il via alla ripresa dell'iniziativa nei settori di Valona e Berat. L'offensiva ellenica, incentrata nella zona del Qarishta, venne contenuta e la contromanovra su Klisura, (l’ordine alla Div. Bari era tenere Klisura ad ogni costo, ma non servì) dopo cinque giorni di sanguinosi scontri valse comunque ad attenuare la pressione nemica su Berat e costituì il primo evento reattivo che influì sulla condotta greca delle operazioni. I greci desistettero fino a metà febbraio. L’unico ostacolo per Valona ora era Tepeleni. Il 29 gennaio 1941 moriva Metaxas. Che una invasione tedesca ci sarebbe stata era sicuro, solo non si sapeva quando. Un corpo di 60.000 soldati inglesi era intanto sbarcato a dare manforte.
Giudizio di Rommel sulla campagna Greca agli inizi del 41: «Il meno che si possa pensare è che gli Italiani si siano ingolfati nell'avventura senza alcuna preparazione e soprattutto senza conoscere neppure il terreno su cui avrebbero dovuto combattere. [...] Gli Italiani sono oltremodo disorganizzati. Le divisioni vengono mandate al fronte senza artiglierie, con vestiti di tela, senza riserve né viveri. Le munizioni scarseggiano, i servizi logistici non funzionano, l'opinione sui generali è pessima, il morale delle truppe italiane è scosso. Non c'è la più vaga idea di un piano strategico. [...] All'impreparazione e all'imperizia, gli Italiani uniscono uno scetticismo da levantini ed un'abitudine alla menzogna che da noi sarebbe punita con la morte, se avvenisse in tempo di guerra. È poi provato che molti generali del gruppo Badoglio sono antifascisti e antitedeschi: essi avevano troppe simpatie per i Francesi e sono tutti massoni [...] Poi in Italia la guerra non è popolare: Canaris mi dice che troppi Italiani sono simpatizzanti dell'Inghilterra, specialmente a Genova. E gli agenti nemici in Italia trovano un terreno fertile, sia perché gli Italiani sono chiacchieroni, sia perché molti sono pagati dal nemico. Vi sono molte radio clandestine [...] Egli si lamenta dell'assoluta indifferenza del Paese (l'Italia) nei riguardi della guerra e degli sforzi di guerra. Gli Italiani - dice Hitler - sono emotivi, ma non umani. W Denuncia il sabotaggio verso ogni sforzo a favore del fronte albanese e la mancanza di entusiasmo. Egli ha protestato presso il Comando Superiore di Tirana perché i trasporti di truppe di rinforzo avvengono disordinatamente e senza criterio: reparti isolati, senz'armi, senza munizioni. I reparti come arrivano all'aeroporto di Tirana vengono avviati al fronte, al macello. Spesso si tratta di reclute vestite il giorno prima e che non hanno mai visto una mitragliatrice. W. ha parlato con ufficiali superiori, richiamati, che non hanno più fatto un'esercitazione dalla guerra del '14. Le condizioni stradali in Albania sono pietose. Anche le condizioni sanitarie dei soldati sono terribili. W. ha visitato il campo ospedale di Krionero, presso Valona, dove, al posto di 500 feriti, ve ne sono 3.000, senza assistenza, senza medicine, con due soli medici, in mezzo alla sporcizia ed agli insetti; molti sono vittima della cancrena gassosa, cosa che non si verifica più negli eserciti dall'epoca della Beresina napoleonica. W. ha proposto al Comando Superiore di Tirana di trasportare in Italia questi feriti, visto che le navi non ci riescono: con gli Junkers che tornano a vuoto a Foggia dall'Albania, in pochi giorni i feriti sarebbero in patria. Ha trovato enormi incomprensibili difficoltà. [...] Gli Italiani sembrano seccati dal nostro intervento ed hanno chiarito che è preferibile evitare l'affluenza di troppi feriti in Italia, per non demoralizzare la popolazione. [...] Canaris non mi nasconde che ha molti timori da quella parte (Casa Reale) e ritiene che, attraverso il canale vaticano, la Corte mantenga relazioni delittuose con Londra. Ne ho parlato apertamente con Mussolini, il quale conviene che il re da un certo tempo a questa parte è pessimista; egli ritiene d'altra parte che alla prima vittoria il suo umore cambierà. Bisogna andare cauti con gli Italiani, i quali sono di poco valore e permalosissimi, come gli Spagnoli. I soldati, mi dice S., in Libia si battono benissimo, per quanto mal comandati e senza mezzi. La ritirata in Libia è dovuta alla carenza di rifornimenti». da http://www.storico.org/storia/index.php
La controffensiva greca e la battaglia italiana in Val Deshnices
13 febbraio 1941 ore 7,45. La battaglia per Tepeleni si protrasse sino a metà marzo. Dal 20 al 26 febbraio vi fu una pausa legata alla durezza delle condizioni climatiche, che comportò per i combattenti di ambo le parti un puro problema di sopravvivenza: a centinaia i congelati furono sgomberati, ed ogni attività operativa dovette essere sospesa. L'innevamento era copioso, il termometro segnava temperature inferiori ai -15° ed un vento gelido e violento sferzava le truppe. La seconda fase ebbe luogo tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo. I greci attaccarono in forze il Golico, cercarono di insinuarsi su Dragoti, località e nodo stradale fra Tepeleni e Klisura, ma alla fine, tra l'11 ed il 12 marzo, dovettero arrestarsi. Qualcuno aveva sentito Cavallero dire “ si impone di prevedere il peggio” La battaglia d’arresto dopo 3 mesi era vinta. I greci prigionieri, da parte loro, parlavano di un morale non alto, diserzioni, congelamenti e difficoltà ormai insuperabili. Fra i monti giravano ormai spettri di soldati laceri e malvestiti. La lotta aveva macinato anche gli ultimi validi. La Ferrara che dopo la Julia aveva perso il maggior numero di uomini, aveva visto cadere anche il proprio comandante Trizio. Persero il comandante anche la Julia, la Bari, la Siena, Firenze, Modena, Pusteria e il 4° Bersaglieri. I giorni che venivano sarebbero stati decisivi.
L'apparato logistico iniziava a funzionare. Anche l'afflusso di nuove GG.UU. continuò, se pur in termini disordinati: fra il 1 gennaio ed il 15 marzo 1941 giunsero in Albania le seguenti Divisioni: Legnano - Pinerolo - Cacciatori delle Alpi - Cagliari – Sforzesca - Forlì - Puglie - Casale alle quali si sarebbero poi aggiunte, entro il 20 aprile, la Firenze- Messina - Marche.
La controffensiva italiana in val Deshnicës (Desnizza) per arrestare la pressione greca sul fronte di Tepeleni, si concluse a Monastir dove alla presenza del Duce ebbe inizio il 9 marzo la controffensiva, affidata al IV C.A. (Cacciatori delle Alpi, Pusteria) all'VIII (Pinerolo, Cagliari, Puglie e Bari) ed al XXV (Sforzesca, Julia, Raggruppamento CC.NN. Galbiati, 2" Rgt. Bersaglieri più un Gruppo alpino). La riserva dell'11a Armata venne costituita su due divisioni (Siena e Legnano), mentre la Centauro rimase come riserva del Comando Superiore. Il piano particolareggiato è di Gastone Gambara. Buona la preparazione di artiglieria e buone le passate dei bombardieri, poi quando ci si deve muovere si scopre che i greci sono dentro trincee e buchi come i crucchi sul Carso e non poteva essere altrimenti . Per quattro giorni imperversarono violenti combattimenti.
Quota 731 era diventata un cumulo di morti. Sembrava veramente di essere tornati alla grande guerra con assalti alla baionetta. Cavallero a Mussolini “… le nostre unità non sono idonee a produrre la rottura del fronte in presenza di una forte sistemazione difensiva imbastita con centri di fuoco…agiamo di peso e logoriamo il nemico. Se tra oggi e domani vediamo che si sfonda possiamo continuare, diversamente dobbiamo sospenderlo”. Il quinto giorno, senza aver conseguito alcun successo rilevante, lo stesso Mussolini ordinò la sospensione dell'offensiva e il 21 se ne ritornò in Italia immusonito. La notizia del massacro non comparve su nessun giornale AVEVAMO PERSO 12.000 UOMINI (fra morti, feriti, dispersi e prigionieri). Il giorno 19, dopo che Giorgio di Borbone Parma in un ultimo disperato tentativo era caduto con 100 uomini, Cavallero emanò le nuove direttive per una ripresa della controffensiva, dopo una breve sosta necessaria per completare il riordino delle unità, schierare le nuove artiglierie in arrivo dall'Italia e completare l'afflusso di due nuove divisioni provenienti anch'esse dal territorio nazionale, la Casale e la Firenze
La ripresa delle operazioni, che avrebbe dovuto consistere in due spallate risolutive sulla catena dei Mali ed in un'azione offensiva verso Korça dal settore di Pogradec, affidata alla 9a Armata, fu fissata per il 31, ma gli eventi politici maturati in Jugoslavia determinarono l'annullamento del piano offensivo a favore di uno difensivo. Precedenza assoluta alle operazioni jugoslave con conseguente sottrazione di forze. Il Fuhrer al Duce “e ora vi prego caldamente di non iniziare altre operazioni nei prossimi giorni prima che si abbiano sistemate le cose" Il 4 aprile le divisioni tedesche presenti in Bulgaria (prima accondiscendente poi nel Tripartito dal 1 marzo) iniziano l’invasione della Grecia da Est (operazione Marita). Su quel confine i Greci non hanno nulla: avevano schierato tutto contro di noi, anche per questo non riuscivamo a passare. Il 9 aprile il generale Veier entra a Salonicco e lo stesso giorno la Grecia chiede l’armistizio alla Germania. L’armistizio non ferma comunque le truppe tedesche che da nemiche diventano occupanti e dilagano nel Peloponneso. Il 12 aprile il comando supremo greco ordinò alle truppe in Albania di ritirarsi, diradando progressivamente il fronte ma coprendo gli Inglesi che debbono reimbarcarsi. I soldati italiani sul loro cammino cominciano ad incontrare colonne tedesche che li fermano nonostante l’armistizio con l’Italia non sia ancora stato firmato. Il 14 la IX Armata, forzato il Devoli, occupò Korça, il 15 Bilisthti, il 17 Ersekë. La progressione delle G.U. fu lenta a causa delle difficoltà opposte dal terreno e dalle interruzioni (ponti saltati). Lo stesso discorso vale per l'XI armata. Fra il 19 ed il 22 reparti della Bari, della Cagliari e della Cacciatori delle Alpi ebbero ragione della testa di ponte di Perati, congiungendosi con quelli della IX Armata giunti in contemporanea, ed anch'essi obbligati a fermarsi dalle truppe tedesche.
Nel primo mattino del 22 aprile 1941 la compagnia moto-mitraglieri del 4° Bersaglieri arrivò al ponte di Perati, trovandolo occupato da un reparto tedesco che, adducendo l'avvenuto armistizio fra la Germania e la Grecia vietò il passaggio. Lo stesso successe ai lancieri di Firenze “ancora in tempo per tagliare in due la colonna greca, ma i tedeschi mi vietano il passaggio e con rabbia vedo sfilare i greci “. Neanche i greci si fossero alleati coi tedeschi. Se non fosse che i tedeschi hanno i carri armati, molti italiani non avrebbero esitato a sparargli (ai tedeschi). Già dal 20 aprile il comando tedesco ha infatti accettato la resa del fronte Albanese a nostra insaputa. Mussolini questa volta alzò la voce e il 23 aprile i greci firmavano anche con l’Italia. Vennero occupate Corfù il 28 e Cefalonia, Zante ed Itaca il 30. http://www.lasecondaguerramondiale.it/grecia_td.html la campagna greca dei tedeschi

Nessun commento:

Posta un commento