Tuttavia, tra i tre Stati vittoriosi, l'Italia è la meno favorita dalla sorte. Certo, gli appetiti di Mussolini erano grandi; nel corso stesso del conflitto, il Duce pretendeva di condurre a modo suo una «guerra parallela» nel suo settore riservato -il bacino del Mediterraneo. Egli ricordava in ogni occasione le sue rivendicazioni territoriali -Nizza, la Corsica, la Tunisia, Gibuti, il Sudan, una parte dell'Algeria, l'Epiro, la Dalmazia, ecc. In effetti la debolezza italiana, presto divenuta chiara, aveva singolarmente ridotto l'autorità del Duce e le sue pretese. I territori occupati dalle truppe italiane si limitavano a pochi arpenti delle Alpi francesi sino al novembre 1942 (estesi al territorio tra il Rodano e le Alpi e alla Corsica dopo questa data), a dei non grandi territori della costa dalmata e della Jugoslavia. La Croazia era, in linea di principio, uno Stato vassallo. Mussolini aveva poco da raccogliere in queste magre conquiste. D'altronde se la polizia segreta, l'Ovra, imperversava duramente, i capi militari, più monarchici che fascisti, si mostravano abbastanza poco rigorosi; a Nizza essi si rifiutarono anche di applicare le leggi antisemite decise dal governo di Vichy. In ogni modo, nel settembre 1943 non restava più nulla all'Italia né dell'impero costituito prima della guerra, né della parte aggiunta col favore delle ostilità.
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