Cronologia degli eventi

giovedì 27 gennaio 2011

Amba Alagi

Il nome di questo ridotto è diventato uno dei simboli della lotta italiana nella Seconda Guerra mondiale: situata sulla strada che congiunge Massaua ad Addis Abeba questa fortezza naturale, la cui vetta si erge ad oltre 3000 metri di quota, venne considerata dal Duca d’ Aosta ideale per l’ultima eroica resistenza delle sue povere forze. Egli infatti potè contare su poco meno di 4 mila uomini, fra i quali due compagnie di Carabinieri e un plotone di marinai giunti da Assab con alcuni avieri. Il comandante delle truppe, insieme al Vicerè fu il generale Volpini. Mentre l’avanzata dei Sudafricani continuò da sud, dall’ Eritrea la V Divisione indiana iniziò la propria discesa seguita da folte schiere di guerrieri abissini comandate dal tenente colonnello Ranking della Defence Force sudanese raggiungendo l’Amba Alagi il giorno 29. Dopo alcuni giorni di consolidamento, l’avanzata verso le posizioni italiane prese il via il 3 maggio quando il gruppo del colonnello Fletcher fu respinto dal Passo Falagà, una postazione estremamente fortificata e ben difesa. Stessa sorte toccò ad altri attacchi che nella giornata interessarono quel settore. Solo il giorno seguente la 29esima Brigata indiana sostenuta da una massiccia artiglieria riuscì a conquistare le cime più occidentali: Pyramid, Whaleback e Elephant.
Il 5 Maggio altre azioni presero il via dall’Elephant tra cui quella che assicurò anche il possesso di Middle Hill punto in cui, per alcuni giorni, la resistenza italiana fermò l’avanzata inglese. Anche l’avamposto di Twin Pyramids fu sottoposto a violentissimi attacchi che si infransero contro il muro difensivo che ormai si trovava allo stremo della forze.
Il giorno 9 gli Inglesi riprendono le proprie azioni contro il monte Kumsà dove sono affluite le truppe che dovettero ceder sul Passo Falagà: il combattimento proseguì fino a quando non furono esaurite le munizioni dopo di che venne presa la decisione di ripiegare sul monte Corarsi che verrà abbandonato poche ore dopo dalla guarnigione ormai ridotta a 150 uomini. Da questa posizione gli inglesi mutarono tattica: avanti la carne da cannone, cioè gli Abissini mentre le truppe regolari si limitarono ad assicurare l’appoggio dell’artiglieria.
Si combattè così fino al 17 Maggio giorno in cui venne concordata la resa con l’onore delle armi di tutto il presidio dell’ Amba Alagi. Il Giorno 19 il Vicerè e i suoi superstiti furono ricevuti dai generali inglesi Maine e Morriot che arrestarono il Duca e gli uomini della truppa obbligandolo alla prigionia in Kenya o in India. Dopo due settimane di violentissimi combattimenti terminò l’ultima grande battaglia della campagna in Africa orientale: per l’esercito inglese fu un grande successo, nei tre mesi di guerra fece prigionieri oltre 230 mila uomini ma ancora in alcune zone la resistenza italiana continuava e avrebbe dovuto essere debellata.
Il bollettino di guerra 348 del 19 Maggio diede, anche in Italia, la notizia della caduta dell’Alagi e la cattura del Duca e del suo seguito dopo una resistenza oltre ogni limite.
Mussolini, dopo la cattura del Vicerè, decise di nominare comandante in capo delle truppe italiane in Africa orientale il generale Gazzera che dovette preoccuparsi di coordinare la difese delle ultime sacche di resistenza ancora presenti nella nostra ormai ex colonia. Nel territorio del Gimma, nel cuore dell’ Etiopia con i nostri soldati impossibilitati a ricevere qualsiasi tipo di aiuti, le operazioni si protrassero fino al 10 Luglio momento in cui si arrese l’ultimo battaglione italiano a Dembidollo, dopo che anche la stessa città di Gimma cadde il 17 giugno. Al momento della resa furono presenti:
-276 ufficiali;
- 2.360 nazionali, di cui 950 combattenti;
- 1.000 coloniali;
- 18 pezzi d’artiglieria ognuno con 100 colpi a disposizione;
- 94 armi automatiche;
Secondo una valutazione dello scacchiere Sud in questo settore si ebbero :
- 1.289 vittime nazionali;
-6.500 vittime coloniali;
- 9.947 feriti;
Nell’ Amhara invece la difesa fu organizzata in maniera diversa: intorno alla piazza centrale di Gondar vennero costruiti due ridotte periferiche:
- sulle montagne dell’ Uolchefit a 110 Km da Gondar in cui non fu necessario approntare difese vista la particolare conformazione del terreno. La sua difesa fu affidata al tenente colonnello Gonella.
- Debra Tabora 160 Km da Gondar sulla strada che collega Addis Abeba Gondar e Dessiè. Fu protetto con un reticolato e della sua difesa fu incaricato il colonnello .
Il comandante dell’intero settore fu il generale Nasi che dispose di 40 mila uomini così composti:
- 23 mila coloniali divisi in 15 battaglioni;
- 17 mila nazionali divisi in 12 battaglioni;
- 3 squadroni di cavalleria;
- 20 batterie di cui 4 mobili;
- 6 mitragliatrici contraeree;
La resistenza fu accanita come sempre ma le nostre truppe mancano di ogni cosa: munizioni, viveri e qualsiasi sorta di approvvigionamento. La ridotta Uolchefit subisce trenta attacchi e novanta bombardamenti che costarono al perdita di 900 uomini. Si arrese il 28 Settembre. Il 27 Novembre anche la piazza di Gondar dovette ammainare il tricolore e definitivamente concludere la nostra avventura nell’Africa orientale. il generale Nasi riuscì a salvare poco più di 22 mila uomini.

Roberto Biagioni

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