Cronologia degli eventi

lunedì 24 gennaio 2011

Dunkerque la sconfitta vittoriosa

Nella primavera del 1940 una flotta davvero fuori dell’ordinario trasse in salvo i soldati alleati, intrappolati a Dunkerque fra il nemico e la Manica

Quando, settembre 1939, scoppiò la seconda guerra mondiale, né la Germania, né la Gran Bretagna e la Francia erano del tutto pronte per il conflitto. Dopo l'invasione tedesca della Polonia, nei primi 7 mesi non si verificarono eventi di rilievo (gli Inglesi chiamarono questo periodo la "finta guerra"), ma il 9 aprile 1940 Hitler invase Danimarca e Norvegia; il 10 maggio fu la volta di Olanda, Lussemburgo e Belgio e, pochi giorni dopo, della Francia. La Gran Bretagna aveva inviato più di 250000 uomini (la cosiddetta BEF, British Expeditionary Force) nel nord della Francia, ma le forze alleate rischiavano di essere intrappolate e annientate dalle divisioni corazzate tedesche in avanzata. Il 20 maggio venne, perciò, decisa l'operazione Dynamo, un piano di evacuazione il cui successo molti considerarono poi un vero e proprio miracolo, dal momento che la Royal Navy, coadiuvata dalla Marina Mercantile e da un gran numero di volontari e diportisti, riuscì a portare in salvo in Inghilterra il grosso del contingente britannico e oltre 100000 soldati francesi.

Il piano originario dell'Operazione Dynamo si basava sul presupposto che sarebbero stati disponibili i 3 porti di Boulogne, Calais e Dunkerque, ma il 25 maggio le divisioni corazzate del gruppo di armate B di Von Rundstedt raggiunsero la costa francese ad Abbeville; Boulogne cadde e stessa sorte toccò il giorno successivo a Calals (dopo una difesa che Guderian definì "eroica"). Nel frattempo, le forze terrestri alleate, costituite in massima parte da Inglesi e Francesi ma anche da Belgi e Olandesi, avevano formato un perimetro difensivo attestato sui canali costieri che corrono da Gravelines (a metà strada fra Calais e Dunkerque) sino a Nieuwpoort (una ventina di chilometri a ovest di Ostenda), a cavallo del vecchio confine Belgio e Francia dove, durante la prima guerra mondiale, la generazione precedente aveva combattuto per oltre 4 anni. L’Operazione Dynamo ebbe inizio ufficialmente alle ore 18:57 del 26 maggio, ma i risultati del primo giorno furono molto deludenti: 7669 uomini furono recuperati da cacciatorpediniere (le navi da guerra più grandi che potessero rischiare di portarsi tanto vicino alla costa), traghetti adibiti al trasporto passeggeri nella Manica, barconi autopropulsi, e schuyts che nelle settimane precedenti erano riusciti a fuggire dall'Olanda. Al comando dell’operazione, era stato assegnato il viceammiraglio Ramsay, di 57 anni, già in pensione, ma richiamato in servizio all'inizio del conflitto in virtù della sua esperienza nella guerra anfibia; egli si rese conto che, date le scarse attrezzature portuali di Dunkerque al momento utilizzabili, l'evacuazione avrebbe dovuto re effettuata, in gran parte, dalle spiagge larghe, poco profonde e sabbiose che si estendono a est della città, ma, purtroppo, i mezzi in grado di avventurarsi su bassi fondali erano pochissimi.

Durante la notte del 27, fece dunque diramare l’ordine di chiamata a giovani ufficiali della Royal Navy e agli uomini della riserva navale volontaria (RNVR, Royal Naval Volunteer Reserve), che si trovarono di fronte la più eterogenea flotta che si possa immaginare: lance fluviali, barche di salvataggio a vela e anche a remi (comprese alcune appartenenti ai mercantili che si trovavano in porto a Londra, navi a vapore da diporto, lance a vela, mezzi dei pompieri, pescherecci. Insomma ogni tipo di natante che fosse in grado di attraversare il breve tratto di mare aperto che separa la Fiandra dal Kent era stato noleggiato o requisito. La maggior parte delle imbarcazioni raccolte per il primo viaggio era equipaggiata da uomini della Royal Navy o della RNVR ma, a mano a mano, che si diffondeva la notizia, aumentò sempre di più il numero di cittadini privati che si imbarcarono sui propri mezzi e si presentarono per portare il loro aiuto; complessivamente si offrirono di partecipare oltre 700 piccole imbarcazioni civili (ancora oggi, però, non se ne conosce il numero esatto).

Il 28 maggio furono recuperati 17804 uomini dalle spiagge di Dunkerque, dal porto e dal Molo di Levante, ormai dissestato e ridotto a un cumulo di macerie, ma il prezzo che dovette pagare il complesso dei mezzi navali fu pesante. Le condizioni meteorologiche erano buone e la Luftwaffe di Goering aveva avuto carta bianca per sterminare, dall'alto, i soldati alleati sfiniti e affamati (i mezzi corazzati tedeschi rimasero fermi a circa 10 km dalle spiagge, Senza avanzare; sembra, infatti, che Goering avesse arrogantemente insistito perché le proprie forze aeree svolgessero il loro compito senza l’aiuto dell'Esercito e che Hitler avesse acconsentito. In seguito egli doveva amaramente pentirsi di questo errore. Le navi e le imbarcazioni, nel frettoloso allontanarsi, sempre sovraccariche e continuamente sottoposte agli attacchi aerei, dovevano cercare un passaggio precario attraverso strettoie ostruite di relitti, di rottami galleggianti e di moltissimi cadaveri. Il 29 furono tratti in salvo 47310 uomini ma, avendo il vento spazzato via il fumo che ristagnava sulla scena, la Luftwaffe ebbe una visuale molto chiara degli obiettivi e, al largo del Molo, gli aerei tedeschi affondarono 3 cacciatorpediniere e altre 21 unità minori. Per fortuna, l’alba del giorno successivo si presentò con un cielo basso e coperto, poco vento e mare calmo. Fu allora che "le piccole navi di Dunkerque" (questo è il nome con il quale sono passate alla storia) cominciarono a giungere numerose dopo il viaggio che per molte fu il più pericoloso della loro esistenza, infilandosi tra i campi di mine disseminate lungo lo stretto di Calais, con a disposizione sono una bussola o poco più e spesso prive di qualsiasi mezzo di comunicazione. Il 30 maggio furono evacuati 53823 uomini e le operazioni di imbarco dei soldati dalle spiagge ai piccoli mezzi si svolsero in maniera più ordinata. Alcune barche traghettarono il loro carico sulle navi più grandi che attendevano al largo, mentre altre attraversarono la Manica come meglio poterono per arrivare in Gran Bretagna, dove sostarono il tempo strettamente necessario a rifornirsi di combustibile per poi tornare di nuovo sulla costa nemica. Alcune di queste imbarcazioni effettuarono 3 o 4 volte il viaggio di andata e ritorno, navigando piene zeppe di uomini esausti e affamati, che non sarebbero sopravvissuti se il mare non si fosse dimostrato clemente con loro. Una piccola unità, il prototipo delle motosiluranti Vosper, la MTB 102, effettuò ben 8 traversate, andata e ritorno, un fatto fuori dell'ordinario reso possibile dai 3 motori Isotta Fraschini ciascuno da 1150 hp, che le consentivano di raggiungere i 48 nodi. L'evacuazione continuò e il 31 furono traghettati 68014 soldati; la mattina del 1° giugno apparve, però, evidente che sarebbe stato impossibile dare corso alle operazioni diurne a causa degli attacchi aerei. Oltre alle azioni di bombardamento in picchiata contro le navi e le imbarcazioni al largo, la Luftwaffe stava effettuando passaggi di mitragliamento a bassa quota sopra le spiagge, dove i soldati, allo scoperto, non avevano alcuna protezione. In aggiunta a ciò, la Wehrmacht, che stava premendo sul perimetro difensivo alleato scarsamente presidiato, aveva intrapreso un furioso bombardamento con l'artiglieria. Tuttavia, gli uomini della Royal Navy e della marna mercantile, oltre agli innumerevoli volontari, persistettero nelle loro missioni e, prima dell'alba del 2 giugno, furono sbarcati sani e salvi in Gran Bretagna, altri 132000 uomini.

Soltanto 4000 soldati della BEF erano ancora a Dunkerque, ma nelle notti del 2 e del 3 giugno anch’essi vennero evacuati, insieme a 60000 dei 100000 Francesi che avevano tenuto le postazioni del perimetro difensivo. La mattina dei giorno 4 la città di Dunkerque cadde in mano al nemico e i restanti 40000 Francesi furono avviati alla prigionia, anche se per breve tempo perché la maggior parte di essi venne rilasciata dopo la capitolazione della Francia, il 22 giugno.

In termini numerici l'Operazione Dynamo ebbe un risultato quasi sbalorditivo. Ciò che era apparso, durante gli ultimi giorni di maggio, come un completo disastro, aveva perduto molto della sua drammaticità, al di là di ogni speranza, grazie al coraggio di circa 10000 marinai che riuscirono a salvare 338226 uomini (fra cui 139097 Francesi) da una quasi sicura prigionia o dalla morte. Tuttavia, il prezzo pagato fu notevole: 68111 soldati britannici furono uccisi, in parte durante la ritirata verso la testa di ponte e in parte sulle spiagge di Dunkerque; circa 2000 uomini andarono perduti in mare, tra i quali numerosi civili; inoltre vennero affondate 243 navi e imbarcazioni su un totale di 1432 unità impiegate e fra queste 6 preziosi cacciatorpediniere britannici. Anche la Royal Air Force subì considerevoli perdite (474 aerei) a opera dalla Luftwaffe nel corso delle operazioni di protezione delle navi. Si deve dire altresì che l’operazione servì a evacuare soltanto gli uomini radunati sulle spiagge di Dunkerque perché tutto il materiale dovette essere abbandonato: oltre 500000 t di rifornimenti e munizioni, 63879 veicoli, 20548 motocicli, 2472 cannoni pesanti e ben più di 100000 armi portatili. Ci volle del tempo prima che l'Esercito britannico potesse rimettersi in sesto ed essere di nuovo pronto a combattere ma, se Hitler non avesse commesso un grave errore di valutazione e avesse fatto avanzare subito le divisioni corazzate, la possibilità che le forze alleate potessero imbarcarsi e riattraversare la Manica sarebbe stata davvero scarsa. Il primo ministro Winston Churchill, dopo Dunkerque, tenne un discorso accalorato durante il quale dichiarò che la Gran Bretagna avrebbe continuato a difendersi a qualunque costo ma, pienamente consapevole di non dover dare a questo successo un valore smisurato, mise in guardia la propria nazione affinché stesse "attenta a non assegnare a quel salvataggio l'attributo di una vittoria. Le guerre non si vincono con le evacuazioni!". Tuttavia, gli avvenimenti sulle spiagge di Dunkerque avevano lasciato il segno nella coscienza nazionale e ancora oggi, nei momenti di crisi o di calamità, Inglesi invocano lo "spirito di Dunkerque".


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