Cronologia degli eventi

lunedì 24 gennaio 2011

Mers-el-kebir Affondate la flotta francese

La Distruzione della Flotta francese a Mers-el-Kebir (nome in codice operazione Catapult) si riferisce ad una operazione navale fra le più controverse e criticate della Royal Navy nel corso della seconda guerra mondiale.

1. Antefatti dell'operazione
La resa della Francia il 23 giugno 1940 aveva aperto un problema estremamente scottante, e di grande interesse per tutti i belligeranti. Se l'esercito e l'aviazione francesi erano stati duramente sconfitti ed erano in procinto di essere fortemente ridimensionati in attuazione delle clausole armistiziali, la flotta francese era pressoché intatta, avendo subito poche perdite fino a quel momento. Si trattava della quarta flotta da guerra del mondo, assieme a quella italiana. Al momento dell'armistizio la Marine Nationale disponeva di una portaerei, 6 corazzate (anche se 3 di esse erano in porti controllati dalla Gran Bretagna) e 2 incrociatori da battaglia, 7 incrociatori pesanti, 12 incrociatori leggeri, numerosi cacciatorpediniere ed altre unità minori. Comprensibile era la preoccupazione del governo britannico per la sorte delle navi francesi. Il timore era già riscontrabile nella risposta del 16 giugno di Winston Churchill alla richiesta del presidente del consiglio francese Paul Reynaud di cominciare dei sondaggi per una pace separata: «a condizione, ed esclusivamente a condizione che la flotta francese parta per i porti britannici durante i negoziati, il governo di Sua Maestà dà pieno consenso al governo francese ad un sondaggio [presso il governo tedesco, n.d.r.] del Governo Francese per accertare i termini di un armistizio per la Francia»

La prospettiva di una cattura della flotta da parte delle potenze dell'Asse si fece concreta quando venne reso noto l'articolo 8 dei termini armistiziali, così come proposto dai tedeschi: tutte le navi francesi sarebbero dovute rientrare immediatamente nelle acque territoriali, e la flotta doveva essere smobilitata e messa in disarmo sotto il controllo tedesco o italiano. Sarebbero rimaste in servizio le unità necessarie per la difesa dell'impero coloniale. I francesi riuscirono a ottenere la modifica di queste dure condizioni, e il risultato fu che le condizioni armistiziali vennero ratificate il 30 giugno a Wiesbaden, e prevedevano che la flotta francese sarebbe stata messa in disarmo in porti francesi al di fuori della zona occupata. La maggioranza delle navi da guerra francesi si concentrò nelle basi navali del Nordafrica e dell'Africa Occidentale Francese. Il grosso della flotta, composto dai moderni incrociatori da battaglia veloci Dunkerque e Strasbourg, dalle vecchie navi da battaglia Bretagne e Provence con relativa scorta, raggiunse i porti di Orano e di Mers El Kebir. La possente nave da battaglia Richelieu, che ancora non era operativa, aveva già da vari giorni lasciato la base di Brest raggiungendo felicemente il porto di Dakar. Lo stesso riuscì a fare, partendo da St. Nazaire, la gemella Jean Bart, ancora priva dell'armamento. Inoltre due vecchie navi da battaglia (la Paris e la Courbet), otto cacciatorpediniere e tre sommergibili si trovavano a Portsmouth e a Plymouth, mentre la corazzata Lorraine con quattro incrociatori e tre cacciatorpediniere si trovava ad Alessandria d'Egitto, parte integrante della Mediterranean Fleet.

2. Londra non si fida
Il comandante in capo della flotta francese ammiraglio François Darlan (nominato anche ministro della marina dal maresciallo Petain), aveva già dal 20 giugno diramato istruzioni affinché per nessun motivo, qualunque genere di ordini fosse potuto pervenire ai comandi, le navi francesi avrebbero dovuto essere consegnate al nemico. La risoluzione del comandante francese era netta, ma niente avrebbe potuto distogliere il governo britannico dal convincimento che, nel caso i tedeschi avessero tentato con un colpo di mano di impadronirsi della flotta francese, avrebbero ottenuto delle navi con cui rendere insostenibile la situazione britannica nel Mediterraneo, e forse anche nell'Atlantico. Il 28 giugno il vice ammiraglio sir James Somerville assunse il comando di una potente squadra navale, la Forza H, composta dall'incrociatore da battaglia Hood, dalle navi da battaglia Resolution e Valiant, dalla portaerei Ark Royal, da due incrociatori e undici cacciatorpediniere.
Questa forza navale si sarebbe insediata a Gibilterra, con la possibilità di intervenire nell'Atlantico e contemporaneamente nel mediterraneo occidentale, in cui il vuoto lasciato dai francesi lasciava la marina italiana padrona della situazione. Il primo di luglio Somerville ricevette l'ordine di risolvere la situazione delle navi francesi ancorate a Mers El Kebir. Gli ordini in merito davano all'ammiraglio britannico un compito ingrato: avrebbe dovuto porre ai comandanti francesi queste tre possibilità:

•lasciare il porto e seguire le navi inglesi fino in Gran Bretagna per continuare la lotta al fianco della medesima (fomentando di fatto un ammutinamento nei confronti del governo francese di Pétain, visto che in quel momento Charles de Gaulle muoveva ancora i suoi primi passi di politico)
•lasciare il porto con equipaggi ridotti seguendo la flotta inglese fino in Gran Bretagna, ove i marinai francesi avrebbero potuto scegliere se essere rimpatriati o arruolarsi nell'esercito di liberazione anti-tedesco;
•lasciare il porto con equipaggi ridotti e dirigersi sotto controllo della flotta inglese in un porto delle Indie Occidentali (ad esempio l'isola di Martinica, ove già era ormeggiata una portaerei francese, la Béarn, con alcune navi di scorta), con la garanzia, eventualmente prestata dagli Stati Uniti d'America, che, salvo in caso di rottura dell'armistizio franco-tedesco, alla flotta francese non sarebbe stato chiesto di combattere contro navi tedesche od italiane.
Sia nella prima che nella seconda ipotesi, la Gran Bretagna si sarebbe impegnata a restituire, a guerra terminata, la flotta alla Francia ed indennizzare quest'ultima di eventuali danni che essa avesse dovuto nel contempo subire
Se l'ammiraglio Marcel-Bruno Gensoul, comandante della squadra francese, avesse rifiutato tutte e tre le proposte la Forza H inglese avrebbe dovuto attaccare le navi francesi e distruggerle.

3. Le trattative e l'attacco
La Strasbourg sotto il fuoco
L'unanimità degli ufficiali agli ordini di Somerville era contraria ad una azione di forza contro una marina che fino a pochi giorni prima era alleata della marina di Sua Maestà, e che si era battuta con coraggio e perizia contro i tedeschi e gli italiani (da ricordare il bombardamento delle coste liguri da parte di alcuni incrociatori francesi, dopo l'attacco italiano a una Francia in pratica già sconfitta dai tedeschi). Una serie di alternative come quelle che sarebbero state proposte ai francesi non avrebbe dato loro altra scelta se non quella di resistere. Cionondimeno Somerville dovette eseguire gli ordini e il 3 luglio la sua squadra era a largo della base francese.
Il comandante britannico ordinò al capitano di vascello Holland (che meno di un anno dopo scomparirà insieme all'incrociatore da battaglia Hood) di entrare in porto con una lancia e di presentarsi al comandante francese quale latore dell' ultimatum. L'ammiraglio Gensoul rifiutò di ricevere Holland (che tempo prima era stato anche addetto navale presso l'ambasciata di Parigi), e alle ore 10 segnalò che non avrebbe aperto il fuoco per primo, ma che le sue navi avrebbero reagito a un atto di forza. La giornata trascorse con uno scambio di messaggi, mentre il comandante francese cercava di informare l'ammiraglio Darlan della situazione. Alle 16:15 Holland venne finalmente ricevuto e solo in quel momento prese visione degli ordini di Darlan che vietavano tassativamente la consegna al nemico di navi francesi intatte.
La tesa atmosfera (aerei dell' Ark Royal avevano minato l'imboccatura del porto suscitando l'indignazione di Gensoul) fu ancor più riscaldata quanto l'Ammiragliato informò Somerville di avere intercettato un messaggio diretto all'ammiraglio francese, informandolo che tutte le navi presenti nel Mediterraneo occidentale erano state informate e sarebbero accorse in rinforzo. Non c'era più tempo. Somerville informò i francesi che, se entro le 17.30 nessuna delle proposte fosse stata accettata, avrebbe aperto il fuoco. Ciò avvenne puntualmente poco prima delle 18, mentre le navi francesi mollavano gli ormeggi per portarsi al largo. La loro posizione era di totale sfavore, ed erano inoltre ostacolate dalle manovre di messa in moto. Le navi da battaglia britanniche sparavano da una distanza di poco meno di 13.000 m e i proiettili da 381mm caddero con precisione mortale. La prima nave francese ad essere colpita fu la vecchia corazzata Bretagne, che era già in preda alle fiamme quando, colpita da in pieno da altri due proietti, saltò in aria, affondando con 977 uomini. Anche il Dunkerque, nave ammiraglia, venne ripetutamente colpito nel locale caldaie e presso la centrale di tiro, che venne messa fuori uso. La nave riuscì a spostarsi faticosamente al lato opposto del porto, meno esposto al tiro britannico. La Provence, che si era già allontanata dalla banchina, riuscì a sparare tre salve contro l' Hood prima di essere centrata presso la torre poppiera, il cui incendio di munizioni l'avrebbe sicuramente fatta saltare in aria se l'equipaggio non avesse allagato la santabarbara. La vecchia corazzata venne fatta incagliare per impedirne l'affondamento. Anche il cacciatorpediniere Mogador venne gravemente danneggiato, mentre cercava di lasciare il porto con altri quattro caccia. Lo Strasbourg invece, approfittando del fumo che si alzava dopo l'esplosione della Bretagne, riuscì a guadagnare il largo. L'azione durò in tutto tredici minuti, fino a quando Gensoul chiese il cessate il fuoco. La richiesta fu prontamente accolta da Somerville, che non aveva nessuna intenzione di prolungare oltre il penoso combattimento.
Gli aerosiluranti dell' Ark Royal diedero la caccia allo Strasbourg fino al tramonto senza successo. Il 6 luglio tornarono all'attacco del Dunkerque, che si riteneva non avesse subito danni rilevanti: un siluro colpì una bettolina carica di esplosivo casualmente affiancata all'incrociatore da battaglia, e l'esplosione causò 150 morti e uno squarcio sulla fiancata del Dunkerque, che rimase fuori combattimento per oltre un anno.

3. 1. Operazioni parallele
Contemporaneamente all'attacco di Somerville i britannici si attivarono per la cattura delle navi francesi nei loro porti. Le operazioni vennero eseguite senza grossi incidenti (a parte la morte di un ufficiale francese sul sommergibile Surcouf) a Portsmouth ed a Plymouth. Ad Alessandria d'Egitto l'ammiraglio Cunningham riuscì a risolvere la situazione nella maniera migliore, trovando un accordo accettabile con il comandante francese, ammiraglio Godfroy, concluso entro il 7 luglio.  Lo stesso giorno una formazione navale al comando del capitano di vascello Onslow (una porterei leggera e due incrociatori) si presentava davanti al porto di Dakar, formulando una richiesta simile a quella di Mers El Kebir, a cui i francesi risposero allo stesso modo. All'alba del 9 luglio gli aerosiluranti della portaerei Hermes attaccarono le navi in porto e colpirono la Richelieu con un siluro. Per quanto di lieve entità i danni richiesero un anno di lavori, per le scarse risorse disponibili. La corazzata francese fu però ben in grado di intervenire con i suoi grossi calibri contro le navi britanniche e le forze della Francia Libera che il 23 e 24 settembre tentarono uno sbarco.

4. Epilogo: risultati di una operazione ingrata
La marina di Sua Maestà britannica aveva compiuto la sua antipatica missione, creando non poca indignazione tra i francesi. La grande maggioranza del personale della Marine Nationale internato dagli inglesi fu in seguito molto riluttante, comprensibilmente, a schierarsi con le forze della Francia Libera. Il fallimento del tentativo di sbarcare a Dakar il 23 e 24 settembre, respinto a cannonate, fu una prova evidente dei danni che l'operazione Catapult aveva causato. Inoltre tutte le navi da guerra francesi ancora in grado di farlo diressero a Tolone, pericolosamente vicine agli appetiti italo-tedeschi. Il rischio di un "cambio di campo" da parte della Francia non fu realmente paventabile per il disorientamento e la prostrazione in cui i francesi si trovavano. Ma l'indignazione fu grande. Sarebbero stati necessari due anni e l'intervento americano, combinato con l'invasione tedesca della zona libera, perché le forze francesi del Nordafrica non opponessero più resistenza. E del resto fu due anni più tardi che i timori britannici (che pure nel 1940 erano comprensibili) vennero fugati, quando la flotta francese agli ordini dell'ammiraglio Jean De Laborde, con le bandiere di combattimento a riva, si autoaffondò a Tolone per evitare la cattura da parte dei tedeschi, [6] tenendo fede a quanto era stato sempre affermato.
5. Ordine di Battaglia
5. 1. Royal Navy
•Hood - Incrociatore da Battaglia Classe Admiral - Ammiraglia della Forza H
•Resolution - Nave da Battaglia Classe Revenge
•Valiant - Nave da battaglia Classe Queen Elizabeth
•Ark Royal - Portaerei
•Arethusa - Incrociatore leggero Classe Arethusa
•Enterprise - Incrociatore leggero Classe Emerald
•Faulknor - Cacciatorpediniere
•Foxhound - Cacciatorpediniere
•Fearless - Cacciatorpediniere
•Forester - Cacciatorpediniere
•Foresight - Cacciatorpediniere
•Escort - Cacciatorpediniere
•Keppel - Cacciatorpediniere
•Active - Cacciatorpediniere Classe A
•Wrestler - Cacciatorpediniere Classe W
•Vidette - Cacciatorpediniere Classe V
•Vortingen - Cacciatorpediniere Classe V
5. 2. Marina Francese (Marine Nationale)

•Dunkerque - Incrociatore da battaglia Classe Dunkerque - Ammiraglia
•Strasbourg - Incrociatore da battaglia Classe Dunkerque
•Bretagne - Nave da Battaglia Classe Bretagne
•Provence - Nave da Battaglia Classe Bretagne
•Commandant Teste - Portaidrovolanti
•Mogador - Cacciatorpediniere Classe Mogador
•Volta - Cacciatorpediniere Classe Mogador
•Terrible - Cacciatorpediniere Classe Fantasque
•Lynx - Cacciatorpediniere Classe Chacal
•Tigre - Cacciatorpediniere Classe Chacal
•Kersaint - Cacciatorpediniere Classe Vauquelin


Nessun commento:

Posta un commento