Cronologia degli eventi

giovedì 13 gennaio 2011

La sconfitta e la capitolazione del Giappone

Resta il Giappone: gli americani, che consideravano la guerra in Estremo Oriente un loro affare strettamente personale, vogliono arrivare alla resa dei conti; anche prima della fine del conflitto in Europa, hanno cominciato a trasferire truppe in Estremo Oriente, ma non hanno atteso questo momento cruciale per assumere l'offensiva e riporta-re successi. Non in Cina almeno, dove la loro delusione è stata grande. Roosevelt attribuiva un ruolo importante alla Cina dopo la guerra; egli vedeva nella Cina un «quarto Grande». Per rifornire l'esercito cinese riaprendo «la strada della Birmania», aveva accettato il piano di operazioni che gli inglesi proponevano in questo paese per proteggere l'India. Ma, se la Birmania viene effettivamente riconquistata dopo duri combattimenti -Rangoon è presa il 2 maggio -consiglieri, armi e dollari sono impotenti a metter fine agli sperperi dell'amministrazione di Chang Kai-shek; l'esercito cinese resta una accozzaglia di bande; tutt'al più, i territori che esso controlla possono facilitare l'offensiva aerea che i grossi bombardieri B29 lanciano sul Giappone. Nel Pacifico, dove non è stato possibile realizzare nessun comando unificato, sotto la direzione dell'ammiraglio Nimitz e del generale MacArthur si effettua una duplice avanzata; dovunque la tecnica e l'organizzazione degli americani fanno meraviglie; non solo hanno riparato i danni di Pearl Harbor, ma hanno messo in mare venti grosse portaerei e minuziosamente regolato la loro cooperazione con le corazzate; il loro bombardiere B29, perfettamente adattato alle grandi distanze, porta 9 tonnellate di bombe a 5000 chilometri; a partire dalla costa del Pacifico degli Stati Uniti, le navi trasportano a 10.000 chilometri,
nei tempi previsti, uomini, armi, materiali e sussistenze; gli strateghi americani hanno messo a punto una tattica di sbarco dove unità specializzate, i marines, avanzano sotto la protezione di un tetto aereo e di cannoni della flotta. I giapponesi non riescono a dotarsi di forze aeronavali equivalenti; i loro aerei da caccia volano meno rapidamente, le loro installazioni radar e di radio sono meno perfezionate. Suppliscono a questa insufficienza con un furioso accanimento nella lotta; hanno fortificato gli atolli minori, i cui difensori si fanno uccidere fino all'ultimo uomo nei loro rifugi; contro la flotta avversaria lanciano aerei-suicidi, i kamikaze, che i loro piloti schiantano sul ponte delle navi avversarie. La sorte della guerra si decide nelle gigantesche battaglie aeronavali dove i giapponesi hanno regolarmente la peggio; le principali avvengono alle Marianne nel giugno 1944, poi a Leyte in ottobre; portaerei e corazzate giapponesi sono messe fuori combattimento. Padroni
del mare, gli americani manovrano a loro piacimento; essi trascurano alcune piazzeforti giapponesi che, prive di rifornimenti, divengono delle vere prigioni per le loro guarnigioni; gli americani sbarcano altrove, dove installano basi che permetteranno loro nuovi balzi in avanti. Così sono prese, o neutralizzate successivamente: le Salomone, la Nuova Guinea, le Marianne, le Palaos, e MacArthur, come aveva promesso, ritorna nelle Filippine nel gennaio 1945. Mentre termina la conquista dell'arcipelago, due altri balzi in avanti a Iwoshima, poi a Okinawa, portano le forze americane in prossimità di Hondo, cuore dell'arcipelago nipponico. Privato o mutilato del suo impero, mancando di conseguenza di prodotti essenziali, schiacciato sotto le bombe i cui effetti devastatori sono accresciuti da giganteschi incendi, il Giappone è agli estremi nella primavera del 1945, quando la guerra termina in Europa: ha perduto  quasi tutta la sua flotta, mercantile o da combattimento, manca di minerale di ferro, le costruzioni navali e aeronautiche sono in rovina, e fa difetto la benzina per impegnare le navi e gli aerei che restano. Tuttavia i giapponesi continuano a combattere con tale entusiasmo a Okinawa hanno avuto 10.000 morti, ma solo 7500 prigionieri _ che gli americani temono uno sbarco su Hondo, di cui valutano il costo a  un milione di uomini: di conseguenza, bisognerà ancora ridurre le diverse armate rimaste nei resti della Grande Asia. Alla Conferenza di Yalta, Roosevelt si è assicurato il contributo dell'Armata rossa in Manciuria; questa entra effettivamente in azione, con successo, il 9 agosto. Ma già da tre giorni Truman si è deciso a lanciare la prima bomba atomica su Hiroshima; un'altra, l'ultima, il 9 agosto, produce gli stessi effetti terrificanti su Nagasaki. Il mikado Hiro-Hito pone allora fine alle sue riserve; impone la cessazione della lotta ad alcuni militari irriducibili che si fanno harakiri; il 2 settembre, nella baia di Tokyo,
sul Missouri, corazzata americana scampata a Pearl Harbor, viene firmata la capitolazione giapponese. La guerra è fmita, la vittoria alleata è totale.

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