Alla fme dell'inverno del 1944 non resta più granché dell'Europa hitleriana. A Est, la Prussia orientale è raggiunta e la Wehrmacht non tienepiùcheinunapartedellaPolonia,dell'Ungheriaedell'Italia,e la quasi totalità della Cecoslovacchia. A Ovest, il pericolo è altrettanto pressante: al di fuori di una metà dei Paesi Bassi e di una parte dell'Alsazia, è ormai la frontiera tedesca che le truppe tedesche devono difendere. Appare chiaro che l'attacco decisivo degli Alleati non è che una questione di giorni. Hitler decide di tentare un gran colpo ad Ovest; ancora una volta, egli attaccherà nelle Ardenne, minaccerà Anversa, dispensatrice di rifornimenti alleati, guadagnerà così del tempo, e si rivolgerà contro i russi; l'offensiva tedesca sorprende in effetti gli americani alla fme del dicembre 1944; le bombe volanti e i missili (V1 e V2) piovono sul porto belga; ma l'avanzata tedesca è contenuta nel mese di gennaio. In questa fase, di nuovo, inglesi e americani sono in disaccordo; Montgomery, una volta di più, propone di concentrare le forze e di avanzare nella pianura del Nord; Eisenhower preferisce non correre rischi e costeggiare il Reno. Poiché possiedono di gran lunga le forze più potenti gli americani impongono i loro punti di vista. Nel febbraio 1945, la prima armata francese riduce la «sacca di Colmar»; in sei settimane, gli inglesi e gli americani eseguono il piano progettato, mentre Hitler commette il sempiterno errore di ordinare alle sue truppe di tenere a ogni costo le posizioni invece di mettere tra loro e gli assalitori il largo fossato del Reno. Il 7 marzo, il miracolo si compie: a Remagen un ponte sul grande fiume viene preso intatto; il dado è tratto; è attraverso il centro della Germania che sarà lanciato il principale attacco alleato; per cominciare, 10.000 aerei hanno riversato 50.000 tonnellate di bombe sulla Ruhr, di cui comincia l'accerchiamento. Dal canto loro, se i russi sono tenuti in scacco davanti a Budapest, e se i tedeschi si abbarbicano su alcuni luoghi delle coste del Mar Baltico dove costruiscono i loro sottomarini elettrici ultimo modello, dall'altra parte, in direzione di Berlino, obiettivo supremo, l'Armata rossa
è arrivata alla fine di gennaio sul medio Oder, da Breslau a Kustrin. Là è bloccata, e deve adoperarsi per ridurre la «difesa a riccio» tedesca, soprattutto a «ripulire» le bocche della Vistola, mentre avanza abbastanza
lentamente in Slovacchia, più rapidamente verso Vienna. Di conseguenza, all'inizio di aprile 1945, gli anglo-americani sono più vicini a Berlino, e soprattutto a Praga, dei loro alleati. Ma non fanno nulla per arrivarvi prirna di loro. Solo Churchill misura la grande importanza politica di una simile iniziativa; ma la malattia,
poi la morte di Roosevelt, rimettono le decisioni americane nelle mani di Eisenhower, e questo soldato si rifiuta di vedere al di là dei problemi militari; egli è soprattutto preoccupato di assicurare senza urti né pericoli la congiunzione con i russi, e teme un'ultima difesa tedesca nel «ridotto»·del Tirolo. In questa fase, la Germania nazista è in piena decomposizione; l'una dopo l'altra, le fabbriche di armi cessano di produrre; manca la benzina agli aerei e ai carri; orde di rifugiati fuggono davanti ai russi; le città non sono che mucchi di rovine e carnai. I secondi di Hitler, Himmler stesso, pensano che è venuto il momento di cessare la lotta a Ovest, nella speranza di una rottura della «strana alleanza»; effettivamente, se la lotta resta accanita contro i russi, le rese si rnoltiplicano dinanzi agli americani. Ma Hitler, fino ali 'ultimo minuto, conta sulle armi segrete che sono in cantiere -sottomarini elettrici, missili, aerei a reazione, bomba atomica forse; ma è troppo tardi perché esse divengano operanti, e la morte di Roosevelt non rinnova il «miracolo della casa di Brandeburgo»! In aprile, il fronte tedesco scricchiola dappertutto; in Italia le truppe di Alexander irrompono nella pianura del Po; Vienna è presa. Gli americani e i russi si ricongiungono sull'Elba, a Torgau; Berlino accer:chiata dal 22 aprile, bombardata da 25.000 cannoni, capitola il 2 maggio; il 30 aprile, Hitler si suicida nel suo bunker, a 500 metri dai russi. Gli eserciti tedeschi cessano allora la lotta su tutti i fronti, senza condizioni, malgrado gli sforzi del maresciallo Doenitz, successore di Hitler, per ritardarne la fine; Jodl il 7 maggio, a Reims, dinanzi a Eisenhower, Keitel l'8 a Berlino, dinanzi a Zhukov, appongono la loro firma sull'atto di decesso della Germania nazista.
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