Cronologia degli eventi

mercoledì 12 gennaio 2011

Le strategie alleate in Europa e Asia

A partire dal momento in cui arrivano-a valorizzare tutte le loro risorse, gli Alleati possiedono la superiorità in armamenti, da dove può venire la vittoria; il problema è impiegarla bene. Poiché i teatri di operazioni sono distinti, la mancanza di cooperazione non è molto grave; ognuno mette dunque a punto la sua «strategia», così come l'intende; solo gli inglesi e gli americani concertano la loro, almeno in Europa occidentale e in Africa.
Per l'Unione Sovietica, la questione principale è liberare il territorio nazionale, in tutta la sua estensione; è solo quando l'Annata rossa arriverà alla frontiera che direzioni diverse le si offriranno, e che la politica comanderà la scelta. Nell'attesa, la strategia sovietica è relativamente semplice è quella del rullo compressore; approfittando della sua superiorità in effettivi e, a poco a poco, in armamenti, la Stavka sceglie i suoi assi d'attacco in funzione delle forze dell'avversario e il colpo di ariete è portato in primo luogo sui punti deboli tenuti dalle truppe degli Stati satelliti dell'Asse. Su un settore relativamente ristretto sono ammassati sino a 3000 uomini, 9 carri, 60 cannoni per chilometro. Quando il dispositivo avversario è travolto, un altro fronte si mette in movimento. Questo metodo esige una grande mobilità, un notevole numero di uomini, e una buona padronanza della logistica; è . perfettamente applicata da una nuova valorizzazione di giovani marescialli sovietici. . Dal canto loro, gli americani hanno preso una decisione capitale, con grande soddisfazione degli inglesi: hanno accordato la priorità alla Gennania; la sorte del Giappone sarà regolata dopo. Nel Pacifico, gli effettivi impegnati saranno molto inferiori di quelli inviati in Europa, ma occorre prepararli a duri combattimenti nella giungla; è sul mare tuttavia che avranno luogo le battaglie decisive. In questo teatro di operazioni che èloro riservato, gli americani si dividono in due parti: il Sud, costellato da numerose isole, è riservato all'esercito; il generale MacArthur, che lo comanda, passerà di isola in isola «a cavallina», sino alle Filippine dove ha promesso di tornare; il centro, dove l'Oceano è re, è il settore della marina; squadre navali dotate di numerose portaerei avranno la missione di annientare la flotta giapponese per preparare l'assalto finale dell'arcipelago nipponico -nessuno sa ancora dove e quando avrà luogo. Un altro fronte, secondario, è la Cina, dove solo l'aviazione americana può operare; infine vi è la Birmania, la sola dove è necessaria una cooperazione con gli inglesi. Cooperazione che è in compenso fondamentale in Europa e in Africa; una ripartizione dei compiti è decisa tra i due Alleati; gli inglesi comanderanno nel Mediterraneo, gli americani in Europa occidentale, l'Atlantico resterà curiosamente indiviso. Sul modo di lanciare la loro offensiva, i due AUeati discuteranno a lungo; gli inglesi sono favorevoli ad attacchi limitati e rinnovati della Germania attraverso la sua periferia -Norvegia, Balcani, Italia; gli americani al contrario, coscienti della loro potenza, propendono per un attacco frontale, in un punto decisivo, attraverso la Manica, a partire dal trampolino dell'Inghilterra. In attesa di averne i mezzi, si rassegnano a seguire i loro partner
in Africa del Nord e in Italia.

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