Per tutte altre vie, l'economia sovietica aveva effettuato una sensazionale riprova. Pure l'invasione tedesca si era realizzata nelle regioni dove era concentrata la maggior parte dell'industria metallurgica; nei primi sei mesi di guerra, la produzione globale si abbassò del 48%; nel 1942 la diminuzione fu ancora più grave; così la fabbricazione della ghisa cade da 15 milioni di tonnellate a 5. Da prima della guerra tuttavia, una politica costante di espansione aveva moltiplicato le fabbriche negli Urali e al di là degli Urali; la sua popolazione forniva anche ali'Unione Sovietica riserve di manodopera illimitate, a patto di formare operai specializzati; la sua immensità metteva una gran parte del suo territorio al riparo dei colpi del nemico; il suo regime politico ed economico pennetteva infine di eseguire rapidamente le misure più draconiane. Il governo, già prima dell'invasione, aveva studiato l'evacuazione verso l'Est delle fabbriche e delle popolazioni minacciate; alcune imprese vi trovarono anche dei veri «doppioni» pronti ad accoglierle. Lo sforzo tuttavia non fu meno gigantesco; dal luglio al novembre 1941, 1520 unità produttive, di cui 1300 di grandi dimensioni, furono smontate, trasportate e ricostruite, dieci milioni di lavoratori trasferiti; dalla fme del 1941, le fabbriche di Leningrado, trasferite negli Urali, cominciarono a inviare al fronte carri armati pesanti. Tutto fu sacrificato allo sviluppo dell'industria bellica; alla fine del 1942, l'Unione Sovietica produceva già più cannoni della Germania. Ma un tale sforzo era costato molto lavoro e molti dolori. La durata quotidiana del lavoro fu aumentata, e le vacanze soppresse; l'esodo massiccio e frettoloso si tradusse in condizioni materiali di esistenza molto pesanti -abitazioni, ospedali, riscaldamento, scuole facevano difetto; il vettovagliamento soprattutto era insufficiente. Uno dei problemi più difficili fu la formazione degli operai specializzati necessari; una mobilitazione della manodopera vi sopperì con la. determinazione di settori prioritari e l'assegnazione obbligatoria dei lavoratori; così un gran numero di colcosiani furono inviati nelle miniere; la formazione di operai qualificati cominciò dalla scuola. Gli armamenti non aumentarono solo in quantità ma in qualità; così nuovi carri e nuovi aerei di assalto -T34 e Stormovik -sostituirono i modelli più vecchi. Tutte le popolazioni dell'Unione Sovietica parteciparono a questo immenso sforzo. Un'intensa propaganda mise l'accento più sull'invasione del territorio nazionale che sulla difesa del regime; si ricordò l'esempio dei grandi avi, quelli del 1812 soprattutto. I tre milioni di membri del partito inquadrarono questa massa umana, galvanizzarono le energie, guidarono le popolazioni occupate. Ognuno prese la sua parte di fardello nazionale, come soldato, come vittima dell'aggressione o come produttore nelle retrovie; a Leningrado fu la popolazione a costruire le fortificazioni; a Stalingrado gli operai condussero in battaglia i carri armati che essi stessi avevano fabbricato.
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