Cronologia degli eventi

giovedì 3 febbraio 2011

Spezzeremo le reni alla Grecia

"Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia". (Discorso di M. del 18 novembre 1940)

In Grecia il regime era apertamente ispirato al nazismo (lo dirigeva il dittatore Metaxas), ecco perchè sia Mussolini che Ciano negli incontri o nella corrispondenza, non accennarono mai a Hitler del loro progetto di invadere la Grecia. Il rifiuto era scontato anche se non sapevano proprio nulla dei progetti che Hitler aveva verso Est (invasione della Russia, quindi spalle coperte). Dopo la conquista della Francia e la rinuncia a invadere l'Inghilterra le armate tedesche erano inoperose. Molti nell'ambiente militare e lo stesso Mussolini pensavano che la prima mossa del Fuhrer sarebbe stata quella di impadronirsi della Iugoslavia. Mussolini nonostante fosse con questo paese non alleato ma in buoni rapporti come territorio neutrale, in luglio e in agosto aveva concentrato (parte effettivamente e parte solo sulla carta) una trentina di divisioni sui confini non certo per difendersi da una Iugoslavia, ma semmai per prepararsi semmai lui ad una invasione. Il progetto non dovette sfuggire a Hitler che (con i suoi segreti propositi a est) intendeva invece ingraziarseli gli slavi, non voleva certo ritrovarsi con un nemico alle spalle, degli "slavi" poi! A fine settembre forse proprio per un deciso intervento del Fuhrer (di dissuasione o veto, poi a novembre glielo disse chiaro e tondo a conflitto iniziato) gli Stati Maggiori italiani smobilitarono dalle zone venete e mandarono in congedo oltre 600.000 soldati. (Ma come vedremo più avanti, fu smobilitato perfino l'esercito a sud, al confine albanese-iugoslavo, con una decisione dello stesso Roatta, e proprio alla vigilia della riunione a Palazzo Venezia dove venne poi deciso l'attacco alla Grecia). Mussolini afferma nella riunione - lo leggeremo più avanti - che l'idea dell'invasione alla Grecia l'aveva maturata addirittura prima dell'entrata in guerra, perfino prima ancora dell'inizio del conflitto (ma di sicuro non ne aveva mai parlato a nessuno, nè politicamente, nè militarmente). La decisione della guerra alla Grecia, fu quindi presa a livello politico, e forse nemmeno da Mussolini, ma dal genero Ciano come risulta da diverse testimonianze. (Ma alcuni storici affermano anche su ispirazione inglese. Perchè Ciano non aveva di certo nè le capacità di uno stratega e tanto meno aveva la vista lunga di una strategia dell'uno (gli inglesi) o l'altro schieramento (i greci). Anzi non ne ebbe nemmeno una per l'Italia, e non seppe neppure badare a se stesso). L'idea - di conquistare una base nel Mediterraneo con la Grecia e le isole - forse poteva essere quella di favorire l'impresa in Africa (che però quando diventò un fallimento, semmai aggravò la situazione e pur con l'occupazione dei tedeschi i fatti dimostrarono che non influì poi di molto questa occupazione - anzi per i malcapitati italiani l'8 settembre del '43 diventò una tragedia- vedi Cefalonia, Lero, ecc). I motivi più accreditati -non certo militari ma politici- è che Ciano (convincendo il suocero) volesse (con molto astio personale) rivaleggiare con Hitler, dopo l'ininfluente (e maltrattato) contributo dato dall'Italia nella sconfitta della Francia (che invece con tanta retorica propagandistica sulla stampa nazionale il contributo veniva messo in risalto affermando che era stato -anche se indiretto - moralmente decisivo il contributo dell'Italia per la vittoria tedesca in Francia; un po' come nella guerra 1915-18). L'impresa in Grecia doveva dunque far ritornare all'interno del Paese il prestigio. Ma non ultimo motivo, era quello -in vista di una eventuale pace- di potersi sedere l'Italia al tavolo delle trattative con qualche cosa in mano (e non com'era andata a finire in Francia). Che sia stata una decisione presa a livello politico e non militare è assodato; basti dire che alla riunione che si svolse per definire il piano d'invasione (pur trattandosi di un paese dove le azioni in mare erano strategicamente molto importanti) non fu chiamato nemmeno un rappresentante della Marina. Ora pur ammettendo che l'obiettivo Grecia era (più o meno) importante per tutti i motivi detti sopra, non era proprio necessario aprire un vero e proprio conflitto bellico così al buio. Essendo il governo greco da ormai tre anni filo-fascista e filo nazista, un avvicinamento politico sarebbe stato molto più agevole e più redditizio di un conflitto, fatto in quel drammatico modo come fu poi fatto. (Con un inverno alla porte! Fu insomma una vera pazzia) Nell'invasione infatti cosa accadde? che i (supposti) bollori irredentistici non solo non ci furono, ma al (pretestuoso) primo colpo di cannone (sparato con tanta faciloneria dai "generali condottieri" italiani) i greci non rimasero (come previsto) "indifferenti", "gente che non ha voglia di battersi" ma (a parte il numero che si rivelò poi come rapporto di forze non 2 a 1 per l'Italia, ma di 10 a 1 per la Grecia) i greci ritrovarono l'unità nazionale e agli italiani riservarono una brutta "sorpresa": non solo di non farsi travolgere, ma di contrattaccare e respingere con tutte le loro forze il vile attacco. E che era tale (oltre il pretesto, la faciloneria e senza un serio piano strategico) lo si desume dalla riunione che fu fatta per decidere con tanta superficialità (e cinismo) questa drammatica "avventura".
L'ATTACCO ALLA GRECIA
 Verbale segreto della riunione del Duce a Palazzo Venezia tenutasi alle ore 11 del 15 ottobre 1940. Sono presenti: Mussolini, Ciano, Badoglio, Soddu, Iacomoni, Roatta, Visconti Prasca. Del verbale verrà poi consegnato una copia al Re, al capo di S.M. dell'Esercito, della Marina, dell'Aviazione e al luogotenente Generale per l'Albania.
MUSSOLINI - Lo scopo di questa riunione é quello di definire le modalità dell'azione - nel suo carattere generale - che ho deciso di iniziare contro la Grecia. Questa azione, in un primo tempo, deve avere obiettivi di carattere marittimo e di carattere territoriale. Gli obiettivi di carattere territoriale ci debbono portare alla presa di possesso di tutta la costa meridionale albanese, quelli cioè che ci devono dare la occupazione delle isole ioniche Zante, Cefalonia, Corfù, e la conquista di Salonicco. Quando noi avremo raggiunto questi obiettivi, avremo migliorate le nostre posizioni nel Mediterraneo, nei confronti con l'Inghilterra. In un secondo tempo, od in concomitanza di queste azioni, la occupazione integrale della Grecia, per metterla fuori combattimento e per assicurarci che in ogni circostanza rimarrà nel nostro spazio politico-economico. Precisata così la questione ho stabilito anche la data. che a mio avviso non può essere ritardata neanche di un'ora; cioè il 26 di questo mese. Questa é un'azione che ho maturato lungamente da mesi e mesi; prima della nostra partecipazione alla guerra ed anche prima dell'inizio del conflitto. Stabiliti questi punti essenziali si tratta ora di esaminare come dovrà svolgersi questa azione e perciò ho mandato a chiamare il Luogotenente Generale ed il Comandare delle truppe dell'Albania perché ci facciano un quadro politico e militare, in modo che noi possiamo determinare tutte le misure idonee a per raggiungere nel migliore dei modi e nei più convenienti termini di tempo, i nostri obiettivi. Aggiungo che non vedo complicazioni al Nord. La Jugoslavia ha tutto l'interesse di stare tranquilla, come del resto appare anche da pubbliche dichiarazioni di organi ufficiali che escludono la possibilità di complicazioni, salvo che si tratti di difendere il paese. Complicazioni di carattere turco lo escludo, specialmente da quando la Germania si é impiantata in Romania, e da quando la Bulgaria si é rafforzata. Essa può costituire una pedina nel nostro gioco, ed io farò i passi necessari perché non perda questa occasione unica per il raggiungimento delle sue aspirazioni sulla Macedonia e per lo sbocco al mare. Stabiliti gli obiettivi e la data, si tratta ora di vedere gli aspetti della situazione, in modo da potere - in base ad essi- determinare le misure e i mezzi da prendere. IACOMONI - In Albania si attende quest'azione ansiosamente. Il Paese é impaziente e pieno di entusiasmo; anzi si può affermare che l'entusiasmo é così vivo che in questi ultimi tempi ha avuto qualche disillusione perché l'azione non é ancora stata iniziata. Abbiamo provveduto molto seriamente all'approvvigionamento del paese. Esiste il pericolo "porto di Durazzo", nel senso che se venisse bombardato avremmo delle difficoltà nei rifornimenti. La questione stradale ha fatto molti progressi, pur senza volerla considerare come risolta. Come appare la situazione della Grecia vista dall'Albania? MUSSOLINI - Questo appunto si tratta di sapere. IACOMONI - E' molto difficile precisarlo. L'opinione pubblica é ostentatamente noncurante. Abbiamo pubblicato che era stata uccisa la nipote del noto patriota albanese trucidato, ma hanno risposto smentendo il fatto. (Il grande patriota Albanese Daut Hodgia, era stato ucciso il 17 giugno, ma il risultato delle indagini appurarono che non era stato ucciso dai greci ma da albanesi. Così la nipote. Ndr.). Dalle notizie dei nostri informatori risulta che mentre due mesi fa i Greci non sembravano propensi ad una seria resistenza, ora appaiono decisi ad opporsi alla nostra azione. La radio clandestina che abbiamo posto ad Argirocastro, con la quale svolgiamo un'attiva propaganda, é molto ascoltata e ci risulta che ottiene degli effetti. (da agosto alla radio era iniziata - in concerto con i giornali italiani- una violenta campagna antiellenica. Ndr.) Credo che la resistenza greca sarà diversamente influenzata a seconda che la nostra azione sarà celere, decisa ed imponente oppure prudente e limitata. Vi é poi da considerare quale aiuto i Greci possano ricevere dagli inglesi via mare. MUSSOLINI - Escludo nel modo più assoluto l'invio di uomini; anche l'aviazione non ha forza da distogliere. (La guerra in Africa è in pieno svolgimento, con Graziani in difficoltà, che chiede uomini e mezzi per potersi muovere. Ndr.) IACOMONI - L'unica preoccupazione potrebbe derivare dall'occupare parzialmente la Grecia, in quanto che gli inglesi, da rimanenti basi, nel caso fossero in grado di mandare forze aeree imponenti, potrebbero portare le loro offese nell'Italia meridionale ed in Albania. Gli apparecchi dell'aviazione greca sono 144, ciò che non costituisce una seria apprensione. MUSSOLINI - Qual'é lo stato d'animo della popolazione in Grecia?
CIANO - Vi é una scissione netta tra la popolazione ed una classe dirigente, politica, plutocratica, che é quella che anima la resistenza e mantiene vivo lo spirito anglofilo nel paese. E' questa una piccolissima classe molto ricca, mentre l'altra parte é indifferente a tutti gli avvenimenti, compreso quello della nostra invasione. (fu questa una grave valutazione. Ndr.) IACOMONI - Hanno suscitato molta impressione sulla popolazione greca le notizie che ho fatto divulgare sull'altezza dei salari in Albania. VISCONTI PRASCA - Noi abbiamo una preparata una operazione contro l'Epiro, che sarà pronta per il 26 corrente e che si presenta sotto auspici molto favorevoli. La situazione geografica dell'Epiro non favorisce la possibilità alle altre forze greche di intervenire, perché da una parte vi é il mare e dall'altra una intransitabile fascia alpina. Questo scacchiere ci permette una serie di avvolgimenti delle forze greche - calcolate a circa 30.000 uomini (ma secondo il Colonnello Mondini, addetto militare in Grecia, gli uomini greci in armi erano 350.000. Luigi Mondini "Prologo al conflitto italo-greco" Roma 1945, pag.214. - La greca aveva 13 divisioni sul territorio nazionale, più una nell'isola di Creta. Ndr.). Ciò che ci consente l'occupazione dell'Epiro in breve tempo: 10 o 15 giorni. Questa operazione - che potrebbe consentirci di liquidare tutte le truppe greche - é stata preparata fin nei minimi dettagli, ed é perfetta per quanto é umanamente possibile. La riuscita dell'azione ci porterebbe a migliorare le nostre posizioni, ci darebbe una frontiera più sicura ed il possesso del porto di Prevesa che fa cambiare completamente la nostra situazione. Questa é la prima fase della nostra operazione, da condurre a fondo nel modo migliore. L'azione però é subordinata alle condizioni climatiche. Tra alcune settimane la stagione delle piogge provocherebbe serie difficoltà per la conquista dell'Epiro e della base di Prevesa. MUSSOLINI - La data dell'inizio delle operazioni può essere anticipata ma non ritardata. VISCONTI PRASCA - Lo spirito delle truppe é altissimo. l'entusiasmo é al massimo grado. Non ho mai avuto a lagnarmi delle truppe in Albania. L'unica manifestazione di indisciplina che ho dovuto riscontrare é stata quella di ufficiali e soldati per eccesso nell'ansia di voler andare avanti e di voler combattere. MUSSOLINI - Quante forze avete? VISCONTI PRASCA - Circa 70.000 uomini, oltre ai battaglioni speciali. Rispetto alle truppe che ci sono di fronte - circa 30.000 uomini - abbiamo una superiorità di due a uno. (Ma non é vero. Prasca conta anche le due divisioni l'Arezzo e la Venezia che invece sono schierate lungo il confine con la Iugoslavia. Ndr.)
MUSSOLINI - E per quanto riguarda mezzi: carri armati, difese campali, ecc. del nemico? VISCONTI PRASCA - Quella greca per me non esiste. L'unica preoccupazione é costituita dall'aiuto che potrebbe essere dato all'avversario dall'aviazione inglese. Si potrebbe dare corso all'azione nell'Epiro. Su Salonicco farei qualche riserva a causa dell'andamento stagionale. MUSSOLINI - L'azione su Salonicco é importante, perché bisogna impedire che diventi una base inglese. VISCONTI PRASCA . Per questa zone ci vuole un certo tempo. Il porto di sbarco a Durazzo, dista da Salonicco circa 300 chilometri. Occorreranno perciò un paio di mesi. Anche per iniziare la marcia su Atene la base di tutto é l'occupazione dell'Epiro e del porto di Prevesa. MUSSOLINI - Queste azioni debbono essere svolte contemporaneamente. Conoscete quale sia il morale dei soldati greci? VISCONTI PRASCA - Non é gente che sia contenta di battersi.(Errata valutazione. Ndr.) MUSSOLINI - Adesso un'altra cosa ancora. Fissata la data, si tratta di sapere come diamo parvenza della fatalità di questa nostra operazione. Una giustificazione di carattere generale é quella che la Grecia é alleata dei nostri nemici, i quali si servono delle sue basi, ecc, ma poi ci vuole l'incidente, per il quale si possa dire che noi entriamo per mettere l'ordine. Se questo incidente lo fate sorgere é bene, se non lo determinate é lo stesso. IACOMONI - Io posso fare qualcosa sulle frontiere: incidenti fra ciamuriori ed autorità greche. VISCONTI PRASCA - Abbiamo predisposto delle armi e bombe francesi per fare un finto attacco. MUSSOLINI - Tutto questo ha un valore assolutamente trascurabile per me; é per dare un po' di fumo. Tuttavia é bene se potete fare in modo che ci sia l'appiglio all'accensione della miccia. CIANO - Quando volete che l'incidente avvenga? MUSSOLINI - Il 24 ottobre. CIANO - Il 24 ottobre ci sarà l'incidente!
(I giornali italiani il 26 riportarono che c'era stato un attacco dei greci a un posto di frontiera albanese, un attentato con l'esplosione di tre bombe nella palazzina sede del luogotenente italiano di Porto Edda, Ndr.). MUSSOLINI - Nessuno crederà a questa fatalità, ma per una giustificazione di carattere metafisico si potrà dire che era necessario venire ad una conclusione....Bisogna agire in questo genere di operazioni con la massima energia e con la massima decisione, perché qui é il segreto del successo, anche nei confronti di quelli che potrebbero essere gli aiuti stranieri Ora bisogna dare questo alibi in modo che si possa dire: "Non vi é nulla da fare. Volete andare al soccorso di questa gente che é già battuta? Questo é un discorso che i Turchi potrebbero fare, e che anche gli inglesi troverebbero conveniente seguire. VISCONTI PRASCA - L'operazione é stata preparata in modo da dare l'impressione di un rovescio travolgente in pochi giorni. MUSSOLINI - Per la responsabilità che mi assumo in questa faccenda vi dico di non preoccuparvi eccessivamente di quelle che possono essere le perdite, pur essendo sollecito, dal punto di vista umano, per la vita di un solo soldato. Dico ciò perché alle volte un capo si ferma in considerazioni delle grave perdite subite. VISCONTI PRADA - Ho ordinato che i battaglioni attacchino sempre, anche contro una divisione. (Qui interviene Badoglio per la prima volta prende la parola, ed è più realista. Ndr.) BADOGLIO - Esaminando ora il problema greco affermo che fermarci al solo Epiro non corrisponde alla situazione. Non esagero dicendo che dobbiamo occupare anche Candia e la Morea, se vogliamo occupare la Grecia. (...) Bisogna che occupiamo tutta la Grecia, se il problema vuole essere redditizio. Per questo occorrono circa 20 divisioni mentre in Albania ne abbiamo 9 più una di cavalleria. E' evidente che in queste condizioni occorrono tre mesi. (In effetti erano solo 8 le divisioni, delle quali 2 come già detto impegnate sulla frontiera iugoslava. Inoltre le stesse 8 divisioni erano state dal generale Roatta smobilitate proprio da lui il 15 ottobre (lo stesso giorno della riunione e con lo stesso Roatta presente - che però tace) con il protocollo segreto numero 066200. Lo rivelerà poi lo stesso Visconti Prada su un articolo pubblicato su Paese Sera il 14 aprile 1946. Ndr.). GONZATO FRANCO ROATTA - (che - ripetiamo- tace sulla smobilitazione e sul reale numero di divisioni) - Tenendo conto di tutto, possiamo contare sull'equivalente di 11 divisioni. Per non fermarci all'Epiro bisognerebbe intensificare l'invio di truppe. Ciò anche per non dare la sensazione che non abbiamo più fiato per andare avanti.
MUSSOLINI - Adesso mi pare che le idee si vadano precisando: Operazione nell'Epiro-Salonicco. Osservazione di quello che può succedere a causa dell'intervallo bulgaro, che ritengo probabile. Concordo pienamente per l'occupazione di Atene. VISCONTI PRASCA - Poi da Atene - in fondo- tagliamo la Grecia, ed a Salonicco possiamo andarci partendo dalla capitale. MUSSOLINI - Dal punto di vista marginale dell'occupazione dell'Epiro fino ad Atene che distanza intercorre? Com'è il terreno e le direzioni delle valli? VISCONTI PRADA - 250 chilometri, con una rete stradale mediocre. Colline alte, aspre e brulle. La direzione Est-Ovest, quindi proprio in direzione di Atene. ROATTA - Ciò é vero fino a un certo punto, perché bisogna attraversare una catena di 2000 metri di altezza. VISCONTI PRADA . Ma sono terreni sui quali ci sono una quantità di mulattiere. MUSSOLINI - (rivolto a Visconti) Ma le avete percorse queste strade? VISCONTI PRADA - Si, parecchie volte. MUSSOLINI - Precisato tutto ciò vediamo quante divisioni supplementari ritiene sia necessario di inviare in Albania per occupare tutto il territorio che conduce ad Atene? VISCONTI PRADA - In un primo tempo basterebbero tre divisioni organizzate da montagna; naturalmente le circostanze decideranno. Si potrebbero portare queste truppe nel porto di Arta in una notte sola. MUSSOLINI - Altro argomento: Apporto albanese in truppe regolari, ed in bande, alle quali dò una certa importanza. VISCONTI PRADA - Abbiamo presentato un piano al riguardo. Si dovrebbero organizzare bande da 2500 a 3000 uomini, inquadrate da nostri ufficiali. (usa il condizionale, a pochi giorni dall'attacco, e inoltre gli albanesi poi non collaboreranno, anzi si rivolteranno contro gli italiani. Più realistico é Iacomoni. Ndr.) IACOMONI - Le domande sono infinite. Molti musulmani (come sono gli albanesi. Ndr.) non conviene mandarli per evitare che facciano molte vendette (qualcuno ricorda il brutto periodo del 1920 e l'occupazione del 1926. Ndr.) MUSSOLINI - (ma rivolto a V. Prada) Quindi un certo numero di bande le potete organizzare? E come le armate? E quali misure avete preso sul confine Iugoslavo? VISCONTI PRADA - E' tutto organizzato. Ho già fatto un telegramma perché tengano tutto pronto e perché avvertano gli uomini. Saranno armati con mitragliatrici leggere e bombe a mano. Sul confine Iugoslavo abbiamo due divisioni ed un battaglione di Carabinieri e Finanza. In sostanza una copertura discreta. (E' incoerente e falso perché tace che non puo avvalersi di queste forze, perchè sono a nord, al confine Iugoslavo. Ndr.). MUSSOLINI - (che però lucidamente afferra solo in parte. Ndr.). Non credo che ci saranno attacchi da queste parti, e poi le truppe si appoggiano a dei capisaldi già predisposti. VISCONTI PRADA - Bisogna aggiungere che il terreno si presenta bene per la difesa. Si potrebbe verificare qualche infiltrazione attraverso i boschi, di piccoli reparti, ma niente da temere perché abbiamo il confine tutto guarnito. Un posto di finanza ogni 500 o 600 metri. MUSSOLINI - Che gettito fornisce ogni classe albanese ? IACOMONI - Circa 7000 uomini. MUSSOLINI - Questo è da considerarsi con attenzione. Sono forze che, pur senza trascurare o respingere, non bisogna che costituiscono un apporto eccessivo, per non far credere che l'Epiro sia stato da esse conquistato. Una certa partecipazione degli elementi albanesi, che non disturbi la popolazione, sarebbe opportuna. Farei richiamare due o tre classi. (Che gli italiani armeranno ma che poi si rivolteranno contro. Ci volle una intera divisione per disarmarli. Ndr.) VISCONTI PRADA - La difesa di Tirana si riduce a due gruppi, mentre tutta la difesa per l'Albania è di appena 5 gruppi. MUSSOLINI . Occorrono per l'Albania almeno cento bocche da fuoco, perché bisogna evitare i demoralizzanti bombardamenti diurni. Mandare tutti i pezzi Skoda (antiaerea. Ndr.) e gli Oerlikon (mitragliatrici da 20 mm. Ndr.). SODDU - Non li abbiamo ancora avuti tutti. Appena arriveranno li spedirò. MUSSOLINI - Bisogna aggiungere la difesa terrestre anche agli apparecchi da caccia. Per fortuna ne abbiamo una notevole disponibilità. Al 1° ottobre vi erano in Albania 52 apparecchi di pronto impiego e 15 di non immediato uso. In sostanza 87 apparecchi. Mi pare che abbiamo esaminato tutti gli aspetti del problema.
BADOGLIO - I dettagli verranno stabiliti dallo Stato Maggiore dell'Esercito. MUSSOLINI - Riassumendo: offensiva in Epiro; osservazione e pressione su Salonicco, ed, in un secondo tempo, marcia su Atene.
La riunione ha termine alle ore 12,30. Il presente verbale è stato approvato dal Duce, a Palazzo Venezia, oggi 16 ottobre 1940-XVIII, alle ore 14.
(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 32, Rizzoli, 10-6-1946) - (Paese Sera, 14 aprile 1946).
Viene approntato un ultimatum per la Grecia, che il ministro italiano ad Atene Emanuele Grazzi dovrà consegnare alle ore 3 del 28 ottobre contemporaneamente all'inizio dell'offensiva. Nel documento riferendosi alla neutralità della Grecia nei confronti dell’Italia e si intima al governo greco di consentire alle forze italiane di occupare, a garanzia di questa neutralità e per la durata del presente conflitto con l’Inghilterra, alcuni punti strategici in territorio greco. Ma se le truppe italiane dovessero incontrare resistenza, tali resistenze saranno piegate con le armi e il governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze”. Il 19 ottobre Mussolini informa Hitler delle sue intenzioni. Ma la lettera (ritardandola apposta) gli giunge alla vigilia dell'incontro a Firenze il giorno 28. Quando le operazioni sono già iniziate e Hitler piuttosto infuriato non può far più nulla per impedirle. 28 OTTOBRE 1940 - L'ATTACCO: Alle ore 3, secondo le istruzioni, Grazzi presenta al primo ministro greco Metaxas l’ultimatum italiano. Metaxas lo prende per quello che è, ossia una vera e propria dichiarazione di guerra; perciò d’accordo col re lo respinge e afferma che la Grecia resisterà con tutte le sue forze. All’alba, le truppe italiane dislocate in Albania (complessivamente 105.000 uomini comprendenti un “Gruppo litorale” e le divisioni Siena, Ferrara, Piemonte, Parma, Venezia, Arezzo, la divisione corazzata Centauro e la divisione alpina Julia) “varcano la frontiera greca e penetrano per vari punti in territorio nemico”. Le divisioni Ferrara, Centauro e Siena avanzano lungo il litorale puntando alla conca di Giànnina (Ioannina) superando il fiume Kalamas. Alla loro sinistra la divisione Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti dei greci tra l’Epiro e la Macedonia. Piu' a nord, la Parma e la Piemonte si attestano a difesa della conca di Corcia (alb. Korcè). Le condizioni atmosferiche, pessime, favoriscono i difensori. Alle ore 11, dello stesso giorno, Mussolini e Hitler si incontrano a Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella. Hitler ha appreso a Bologna, “dai giornali”, come voleva Mussolini, dell’azione italiana in Grecia. 1-4- Novembre 1940 - Ma dopo pochi giorni (4) le truppe italiane sono già in difficoltà. Il 1° novembre scatta in contrattacco greco; le truppe italiane sono bloccate sul fiume Kalamas. Nessuna avanzata sull'Epiro. La divisione alpina Julia presso il passo di Metsovo viene aggredita da sette divisioni greche, di fianco e a tergo puntando sulla conca di Corcia (Korcè), dove le divisioni Parma e Piemonte, e poi Venezia e Arezzo fatte accorrere dal confine iugoslavo, sono anch'esse travolte. I greci minacciano di aggirare tutto lo schieramento italiano raggiungendo la strada Corcia-Perati. (il Ponte di Perati diventerà famoso per gli Alpini italiani della Julia come il "Ponte della Bandiera Nera" una triste canzone degli Alpini - "Sul ponte di Perati bandiera nera L'è il lutto degli alpini che fan la guerra L'è il lutto degli alpini che fan la guerra La meglio gioventù che va sotto tera" Viene ordinato un profondo ripiegamento sulla linea del fronte albanese. Soddu ha capito subito la situazione e sa che con la forte compattezza greca si corre il grave rischio di essere ributtati tutti a mare - e ventila la possibilità di una richiesta di pace, che però da Roma viene sdegnosamente respinta. Ma per le piogge torrenziali e neve in montagna la situazione sul fronte va peggiorando di ora in ora. 8 Novembre 1940 - Di fronte alla grave situazione, il comando italiano dà l’ordine di ritirata. Ma anche le comunicazioni non funzionano; la Julia viene schiacciata da tre divisioni. Il giorno dopo arriva l'esonero per il generale Visconti Prasca , il generale Ubaldo Soddu assume il comando del Gruppo di armate di Albania, che raggruppa le divisioni operanti sul fronte greco. 12 Novembre 1940 - La reazione dell'Inghilterra - schierata con la Grecia - non si è fatta attendere; dopo due tentativi su Napoli il 3 il 5 novembre, c'è un massiccio attacco aereo alla base navale di Taranto con pesanti perdite. Alle Ore 22,40: i siluri di 12 aerei inglesi del tipo Swordfish, decollati dalla portaerei inglese Jllustrious, che naviga a 170 miglia al largo delle coste italiane, nello Ionio, colpiscono nel porto di Taranto le corazzate Cavour e Littorio (quest’ultima, con la gemella Vittorio Veneto, è la più recente della classe e stazza ben 35.000 t). Ore 23,30: una seconda ondata di 9 Swordfish provenienti come i primi dalla lllustrious sventrano la corazzata Duilio. È un colpo molto duro per la flotta italiana che perde la metà delle sue corazzate. Altri incrociatori affondano al largo quattro mercantili. Incursioni di altri aerei su Brindisi, Bari, e ancora Taranto. Il 19 Novembre 1940, nonostante una annunciata disfatta, Mussolini non demorde e pronuncia alla radio questo orribile discorso, diventato poi incancellabile per le sue ultime 5 parole. "Dopo un lungo pazientare abbiamo strappato la maschera a un paese garantito dalla Gran Bretagna, un subdolo nemico: la Grecia. E' un conto che attendeva di essere saldato; una cosa va detta e forse non mancherà di sorprendere taluni inattuali classicisti italiani: i greci odiano l'Italia, come nessun altro popolo. E' un odio che appare a prima vista inspiegabile, ma é generale, profondo, inguaribile in tutte le classi, nelle città, nei villaggi, in in alto, in basso, dovunque. Su questo odio che si può definire grottesco si é basata la politica greca di questi ultimi anni. Politica di assoluta complicità con la Gran Bretagna; né poteva essere diversamente dato che il re é inglese, la parte politica é inglese, la borsa, nel senso figurato e proprio, é inglese. Questa complicità estrinsecata in molti modi, che a suo tempo saranno irrefutabilmente documentati, era un atto di ostilità continua contro l'Italia. Dalle carte trovate dallo Stato Maggiore germanico in Francia a Vity la Charité risulta che fin da maggio la Grecia aveva offerto ai franchi-inglesi tutte le sue basi aeree e navali. Bisognava abortire questa situazione; é ciò che si é fatto il 28 ottobre quando le nostre truppe hanno varcato il confine greco albanese.  Le aspre montagne dell'Epiro e le loro valli fangose non si prestano a guerre lampo come pretenderebbero gli incorruttibili che praticano la comoda strategia degli spilli sulle carte. Nessun atto, o parola mia i del governo l'ha fatto prevedere. Non credo che valga la pena di smentire tutte le notizie diramate dalla propaganda greca e dai suoi altoparlanti inglesi. Quella divisione alpina Julia, che avrebbe avuto perdite enormi, che sarebbe fuggita, che sarebbe stata polverizzata dai greci, é stata visitata dal generale Soddu il quale, a visita ultimata, così mi ha telegrafato il 12 novembre: "Recatomi stamane a visitare divisione alpina Julia devo segnalarvi la magnifica impressione riportata da questa superba unità, fiera e salda più che mai nei suoi granitici alpini". C'é qualcuno fra di voi, o camerati, che ricorda l'inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con al stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia".
Il 20 Novembre 1940 con una lettera a Mussolini, Hitler (che conosce già molto bene la situazione) critica aspramente la decisione dell'attacco alla Grecia. "Lo stato delle cose così creatosi ha conseguenze psicologiche e militari gravissime a proposito delle quali è importante far luce completa... Le conseguenze psicologiche della situazione sono spiacevoli...."(...) le conseguenze militari di questa situazione sono, Duce, molto gravi....Gli inglesi intensificheranno le loro basi aerea sul Mediterraneo... Non oso pensare nemmeno alle conseguenze che ne deriverebbero (vicini ai pozzi petroliferi Rumeni. Ndr.). (...) Gli inglesi saranno del tutto indifferenti se gli italiani distruggono le città greche per rappresaglia; ma è l'attacco contro città italiane che sarà decisivo...tutte le località costiere italiane saranno minacciate...(...) Dal punto di vista militare questa situazione è una minaccia e per quanto riguarda la nostra zona petrolifera romena è addirittura paurosa.... Senza la collaborazione della Iugoslavia non c'è da rischiare nei Balcani operazione alcuna. Bisogna tentare con ogni mezzo di allontanare la Russia dalla sfera balcanica. In Africa impegnatevi a raggiungere Marsa Matruh per stabilirvi una base aerea per i nostri Stukas e i Ju 88, che dovranno cacciare la flotta britannica da Alessandria. La questione Mediterraneo deve essere liquidata entro la fine dell'anno. Una defezione della Francia da parte del Marocco assicurerebbe agli inglesi le zone di partenza  che diverrebbero catastrofiche per tutta l'Italia e l'Africa. Mentre con la caduta di Gibilterra si metterebbe tanto di catenaccio al Mediterraneo, da farlo diventare la tomba della flotta inglese. (...) (Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 33, Rizzoli, 10-6-1946) Il 22 Novembre 1940 - Mussolini risponde ai rimproveri, ricordandogli la lettera (appositamente ritardata) fattagli pervenire il giorno prima dell'incontro a Firenze con l'attacco in Grecia già iniziato. Mussolini in quella lettera gli chiedeva di esprimere un parere sulla sua azione, ma Hitler ovviamente non rispose per iscritto, ma verbalmente in quell'incontro espose (perfino infuriato) la sua disapprovazione. Con questa nuova lettera, Mussolini quasi gli rimprovera di non avergli dato consigli "che come altre volte  avrei attentamente seguito", e cerca di sminuire gli inconveniente che si stanno verificando, elencandogli tre cause: "1) Al maltempo che imperversa  con piogge violenti ha arrestato la marcia delle forze meccanizzate. Una divisione corazzata, ad esempio, è rimasta letteralmente affondata nel fango. 2) Alla defezione quasi totale delle forze albanesi che si sono rivolte contro le nostre unità. Una sola divisione nostra ha ad esempio dovuto disarmare e rinviare nelle retrovie 6000 albanesi. 3) All'atteggiamento della Bulgaria che ha permesso ai greci di ritirare otto divisioni che avevano in Tracia, e che sono venute a rafforzare quelle che già si trovavano a noi opposte. Ma tutto ciò appartiene al passato e non bisogna lasciarsi formalizzare, sebbene mi renda conto che tali avvenimenti hanno potuto provocare sfavorevoli ripercussioni. Ora l'Italia sta preparando 30 divisioni colle quali potrà annientare la Grecia. Non vi è ragione di preoccupazione per i bombardamenti delle città meridionali che recano pochi danni. (...) Ho avuto anch'io la settimana nera ma ora il peggio è passato. Le condizioni interne dell'Inghilterra, da notizie pervenuteci, sembrano effettivamente gravi né da escludere la possibilità di un collasso. Gradite, Furher, il mio cameratesco saluto. Mussolini". (Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 34,  Mussolini a Hitler, Rizzoli, 10-6-1946) 3 Dicembre 1940 - Gli italiani in Grecia sono costretti a ripiegare e perdono (con le ostilità dei locali) anche un terzo dell'Albania dove erano già arretrati . Mussolini per evitare la disfatta, ormai impantanato "nel fango", è costretto a chiedere urgenti aiuti a Hitler. Unica consolazione è che i greci nonostante si battono come leoni, manca a loro i mezzi di locomozione rapidi, mancano autocarri, mezzi corazzati e artiglieria controcarro: e gli "amici" i britannici non sono in grado di fornirli. A Valona in Albania è sbarcata come rinforzo anche la divisione alpina Tridentina, ma gran parte dei soldati non riescono a individuare le linee e si sbandano. Neve e freddo intenso provocano numerosi casi di congelamento. 4 Dicembre 1940 - Violenta attacco di Farinacci sul suo giornale Regime fascista contro Badoglio, per l'insuccesso delle operazioni militari. Il popolare e pluridecorato maresciallo d'Italia è costretto a dimettersi sostituito dal generale Ugo Cavallero. (Eppure nonostante il suo successivo comportamento, la sua analisi alla riunione non era sbagliata: la guerra in Grecia non era "una passeggiata", e non era il momento di farla. Ma si cercava un capo espiatorio e fu solo Badoglio a pagare; che pagò con la destituzione; e che inizia d'ora in avanti (con i badogliani e i regi) a schierarsi contro Mussolini. Il 5 Dicembre 1940 - Hitler scrive a Mussolini una lettera che gli viene recapitata personalmente dal Generalfeldmarchall Milch. Gli accenna che sta rivolgendo una preghiera a Franco per farlo decidere ad entrare in guerra al suo fianco per il possesso di Gibilterra estremamente necessaria alla sua impresa africana; (Franco, si è cavato d'impaccio, facendo a Hitler una richiesta di aiuti spropositata) Inoltre Hitler gli accenna che sta anche adoprandosi per fare entrare nell'Asse la Iugoslavia ("Dobbiamo cattivarcela  e non indurla a minacciarci" ); per il non appoggio della Bulgaria dà invece la colpa alla Russia (l'alleata che indirettamente e paradossalmente ha aiutato la Grecia, non impegnandola a est); ed infine per quanto riguarda gli aiuti urgenti in Grecia gli dà notizia che una squadriglia aerea sta partendo diretta alle basi siciliane, in quanto a quella terrestre sarà pronta non prima di marzo; ma gli comunica anche che sarà uno staff di Generali tedeschi a prendere il comando delle operazioni belliche in Grecia e in Africa. "Lo consideriamo come un Comando Speciale che dopo aver assolto il suo compito, vorrei averlo nuovamente a mia disposizione per altro impiego". (ib. Doc. n. 36) (Iugoslavia e Ungheria e poi successivamente la Grecia si schiereranno con i tedeschi; ma sempre con una fazione di governativi filo-nazisti; in pratica governi fantoccio). 8 Dicembre 1940 - La lettera di Hitler a Mussolini è appena arrivata, quando in Africa si scatena una grande controffensiva inglese che costringe le forze italiane a una rovinosa ritirata. Partendo dall'Egitto gli inglesi sfondano le linee italiane a Sidi-el-Barrani. Le 7 divisioni del gen. Graziani non riescono a contrastare l’urto delle 2 inglesi (la 4a indiana e la 7a corazzata) che il comandante supremo britannico nel Medio Oriente, gen. Archibald Percival WaveIl, ha mandato al contrattacco. Per le truppe italiane la sorpresa è totale: da quando, il 16 settembre, hanno conquistato Sidi-elBarrani, gli italiani, nonostante la schiacciante superiorità numerica, si sono trincerati nella loro fragile conquista invece di proseguire l’avanzata. L’azione inglese comunque, efficace quanto improvvisa, mette in seria difficoltà tutto lo schieramento italiano: in due ore i britannici aggirano il campo trincerato di Nibeiwa uccidendo tra gli altri il gen. Maletti che lo comanda e che è sorpreso in pigiama dagli attaccanti. In quattro giorni di combattimento cadono in mano inglese Tummar, Maktila, la stessa Sidi-el-Barrani: quattro divisioni italiane vengono distrutte (i prigionieri sono circa 38.000, tra cui 4 generali). I britannici perdono, tra morti, feriti e dispersi, 624 uomini. Gli inglesi hanno inoltre catturato 237 cannoni, 73 tra carri armati medi e leggeri e non meno di 1000 automezzi. Il 17 Dicembre 1940 cadono in mano inglese anche Sidi Omar e Sollum; a Sidi Omar 1000 soldati italiani sono fatti prigionieri. La situazione delle forze italiane in Africa settentrionale è critica. A Natale, poi nell'ultimo giorno dell'anno i soldati italiani vivono nell'incubo di essere attaccati a Bardia sul confine tra Libia ed Egitto, che purtroppo assalita il 1° gennaio cadrà il 5. Poi continuando l'offensiva gli inglesi proseguiranno fino a Tobruck dove saranno fatti prigionieri più di 120.000 uomini. (altro che conquista di Gibilterra e Marsa Matruh !!) Per Hitler fu un'altra doccia fredda, da gelargli il sangue. Per Mussolini la disfatta, per gli italiani la fine di tanti sogni e l'inizio di grandi tragedie che proseguiranno purtroppo per altri cinque anni. Eppure la guerra in questo 1940 è appena cominciata! Purtroppo con tutto quello che abbiamo letto, è cominciata male, molto male e a fine anno era già al punto di non ritorno. E con Mussolini ormai agli ordini di Hitler.

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