Lungi dal disperare, Churchill ha deciso di portare la guerra lontano dalla Gran Bretagna, in Africa; i pochi carri che l'esercito inglese possiede ancora sono inviati in Egitto, dove affluiscono australiani,neozelandesi e indiani. Mentre la marina italiana è duramente colpita a Taranto e a Genova e, partendo dal Sudan e dall'Africa del Sud, le truppe del Commonwealth vanno alla conquista dell'Eritrea e dell'Etiopia, l'esercito di Graziani, che Mussolini vedeva già entrare vittcry riosamente al Cairo, è fennato e ricacciato nel deserto libico; alla fine del l 94O-inizio del 1941, gli inglesi progrediscono di 700 chilometri e catturano 100.000 prigionieri. E la dimostrazione della debolezza italiana almeno in questo settore.
Intanto gli inglesi hanno visto giungere a Londra i sovrani e i governi legittimi dei paesi occupati -Norvegia, Olanda, Polonia, Cecoslovacchia, Belgio -ai quali si sono aggiunti un pugno di francesi che hanno risposto all'appello lanciato il 18 giùgno dal generale De Gaulle; uniti sotto la bella bandiera di «francesi liberi» essi continuano la lotta in violazione dell'armistizio e malgrado il riconoscimento unanime del nuovo regime francese, detto di Vichy, come l'autorità legittima della Francia. Le flotte danese, norvegese e olandese, l'Indonesia, il Congo belga, l'Africa equatoriale raccolta intorno a De Gaulle sono delle carte vincenti non trascurabili per gli inglesi. Essi contano soprattutto, a dire il vero, sull'aiuto americano, che è loro assicurato a partire dal marzo 1941, quando Roosevelt fa votare dal Congresso è una delle decisioni più importanti della guerra -una legge detta «affitti e prestiti» che prevede da parte degli Stati Uniti la cessione gratuita, e solo contro promessa di rimborso dopo la guerra, del materiale di guerra agli Stati che si battono per la libertà; e per rendere il suo inoltro più sicuro verso le Isole britanniche, gli americani ne scortano essi stessi una parte nell'Atlantico.
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