Cronologia degli eventi

giovedì 23 dicembre 2010

L'Unione Sovietica occupa la Polonia orientale

Il 17 settembre l'Unione Sovietica, improvvisamente, ma comunque rispettando il patto Molotov-Ribbentrop, aggredì la Polonia da est con 466.000 soldati, 3.740 carri armati e 2.000 aerei, incontrando scarsa resistenza da parte delle truppe polacche. Alcuni storici ritengono che in realtà Stalin volesse evitare che la Germania occupasse i territori polacchi orientali, altri riportano volontà espansionistiche russe (avvalorate, tra l'altro, dalla guerra successivamente scatenata contro la Finlandia, e dal fatto che, a conflitto finito, Stalin non volle cedere questi territori polacchi). Con l'entrata in azione dell'URSS, il destino della Polonia fu inevitabilmente segnato. Tuttavia, il 18 settembre, le forze corazzate polacche tentarono una coraggiosa battaglia contro i Panzer tedeschi a Tomaszow Lubelski, ma dovettero soccombere sia per inferiorità numerica che qualitativa. Con la popolazione civile ridotta allo stremo, Varsavia si arrese alle truppe tedesche il 27 settembre 1939. Pochi giorni dopo, il 30 settembre, a Parigi si costituì il Governo polacco in esilio. L'Esercito polacco fu completamente disarmato entro il 6 ottobre, dopo la battaglia di Koch.

Complessivamente, le perdite polacche assommarono a circa: 66.300 militari morti, 133.700 militari feriti, 420.000 militari divenuti prigionieri di guerra, 150.000 civili morti ed un numero imprecisato di feriti. Circa 20.000 civili polacchi riuscirono a fuggire in Lettonia e Lituania, altri 100.000 fuggirono in Ungheria o Romania. Le perdite tedesche assommarono a circa 13.000 militari[3][5].

Nella parte della Polonia occupata dall'URSS, le forze sovietiche catturarono circa 242.000 polacchi; parte dei quali furono sospettati di essere anticomunisti. Nel corso dell'anno successivo, la Polizia politica sovietica NKVD, a seguito di processi sommari, iniziò a giustiziare migliaia di prigionieri. Stime accreditate parlano di un totale di 21.857 morti, dei quali 4.243 cadaveri furono rinvenuti nelle Fosse di Katyń dai tedeschi nel 1943.

L'URSS non si fermò e a novembre attaccò la Finlandia, per assicurarsi uno sbocco sul mare del Nord, il pretesto fu dato dal rifiuto di quest'ultima al rettificare alcune parti del confine, ma nonostante la schiacciante superiorità numerica dell'armata rossa, l'esercito finnico oppose un incredibile resistenza fino alla resa del marzo del 40, comunque, anche se la Finlandia perse dei territori riuscì a conservare l'indipendenza, l'unione sovietica lasciò sul campo 200.000 soldati 1.600 carri armati e oltre 600 aerei, quella che il generale Zuckov definì "la prova definitiva" si rivelò un fallimento quasi totale e mise in mostra tutte le carenze dell'armata rossa, dall'inefficienza degli armamenti alle truppe poco addestrate, tuttavia, al contrario dell'Italia i russi cominciarono a capire quello che dovevano fare per risolvere problemi così importanti.

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