Cronologia degli eventi

giovedì 27 gennaio 2011

Dal balcone di palazzo Venezia

"Combattenti
di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni!
Uomini e donne d'Italia, dell'impero e del regno d'Albania! Ascoltate!

Un'ora segnata
dal destino batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni
irrevocabili.
La dichiarazione
di guerra è già stata consegnata (Grida altissime di "Guerra! Guerra!")
agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in
campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'occidente che,
in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza
medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri
della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse,
minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile
assedio societario di cinquantadue stati.

La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è
testimone che l'Italia del littorio ha fatto quanto umanamente possibile per
evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.

Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita
delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare
la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale
per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che
il Fuhrer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo la finita campagna di Polonia.

Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se poi oggi siamo decisi ad affrontare
i rischi e i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire
ferramente lo impongono, poichè un grande popolo è veramente tale se considera
sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il
corso della storia
.
Noi impugnammo
le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali,
il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene
di ordine territoriale che ci soffocano nel nostro mare, poichè un popolo
di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero
accesso agli oceani.
Questa lotta
gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione;
è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che
detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro
della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti
e volgenti al tramonto; è la lotta tra due secoli e due idee.

Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle
i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare nel
conflitto altri popoli con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera,
Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende
da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le
leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui fino
in fondo. ("Duce! Duce! Duce!") Questo abbiamo fatto con
la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose forze armate.

In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro
pensiero alla maestà del re imperatore che, come sempre, ha interpretato l'anima
della patria. E salutiamo alla voce il Fuhrer, il capo della grande Germania
alleata (Il popolo acclama lungamente all'indirizzo di Hitler.)L'Italia proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte,
fiera e compatta come non mai. (La folla grida:"Sì!") La
parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola
e accende i cuori dalle Alpi all'Oceano indiano: vincere! (il popolo
prorompe in altissime ovazioni.)
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia
all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano!....

Corri alle armi.... e dimostra la tua tenacia.... il tuo coraggio.... il tuo
valore!......
( i puntini sono
le pause dovute ai lunghi e fragorosi applausi e alle grida del  popolo)

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