Nell'Europa centrale e orientale la Resistenza fu più, e più rapidamente, orientata all'azione diretta; essa fu così attraversata da grandi drammi che andarono sino alla guerra civile. In Unione Sovietica, nel corso del tracollo del primo anno di guerra, grandi unità erano state disarticolate ma non catturate; d'altra parte le istituzioni e il personale dirigente del regime sovietico erano scomparsi; il duplice problema fu di riprendere in mano le truppe sbandate e far rinascere il partito comunista; dopo di che, bande di partigiani di molte migliaia di uomini operarono dietro l'immenso fronte tedesco, in territori troppo vasti perché l'occupazione fosse completa; il loro ruolo consisteva nel tagliare le linee di approvvigionamento molto estese, di trattenere numerose divisioni tedesche lontano dal teatro principale delle operazioni, preparare le offensive dell'Armata rossa. Queste lotte venivano condotte in un clima di esaltazione patriottica che caratterizzava la stretta unità del regime bolscevico con l'eterna Russia.
In Cecoslovacchia, abilmente, il presidente Benes aveva mantenuto l'unità nazionale accordandosi con l'Unione Sovietica all'esterno e con i comunisti all 'interno; l'insurrezione in Slovacchia, nel corso dell'estate
del 1944, sarà uno dei grandi momenti della Resistenza in Europa. Un accordo analogo non poté essere concluso in Polonia, in Jugoslavia e in Grecia; i governi in esilio, e i loro partigiani in patria, si scontrarono con le formazioni dei partigiani comunisti, in modi diversi.
In Polonia, i ricordi del patto russo-tedesco e la doppia occupazione che ne era seguita non rendevano i polacchi russofili, soprattutto quelli del governo emigrato. Gli sforzi tentati per un riavvicinamento fallirono dopo la scoperta dei cadaveri di molte migliaia di ufficiali polacchi a Katyn, quasi certamente uccisi dai sovietici; Stalin sostenne da allora solo i partigiani comunisti, al punto di lasciar schiacciare dai tedeschi
Varsavia insorta nell'agosto del 1944. In Jugoslavia senza l'aiuto russo ma con quello degli inglesi, il capo dei partigiani Tito combatté contemporaneamente gli occupanti, i collaborazionisti croati e serbi e le unità dei «cetnici» resistenti di Mihajlovié. Con la loro maggiore combattività i partigiani prevalsero: nel corso stesso della lotta, essi costituirono la Jugoslavia del dopoguerra, lo Stato federale che si diede un regime comunista. In Jugoslavia, come in Unione Sovietica, la Resistenza aveva fonnato un vero fronte. In Grecia comunisti e non comunisti si impegnarono tenacemente in una lotta accanita. Gli inglesi, per assicurare il loro dominio sul Mediterraneo, intervennero contro i comunisti, che Stalin lasciò annientare in applicazione di un accordo concluso con Churchill.
Negli Stati dell'Asse, ogni opposizione al regime, mentre il paese era in guerra, equivaleva a un tradimento; un vero dramma di coscienza paralizzò a lungo gli emigrati tedeschi;, all'interno, gli oppositori erano stati rinchiusi nei campi di concentraìDento; tuttavia vi furono sabotaggi, servizi di infonnazione funzionarono a favore dell'Unione Sovietica; occorrerà l'imminenza della disfatta perché un pugno di capi militari tedeschi cerchi di impadronirsi del potere uccidendo Hitler il 20 luglio 1944; ma il tentativo fallì e gli ufficiali pagarono con la vita il loro gesto disperato, In Italia, I'emigrazione antifascista era più forte e più risoluta, malgrado le divisioni; i fallimenti italiani le permisero di rientrare nel paese e i diversi partiti che la rappresentavano ebbero la saggezza di fare blocco. Tuttavia Mussolini fu rovesciato senza di loro; ma la sua caduta permise però loro di giocare un ruolo più attivo grazie alla formazione di «Comitati di liberazione» che, nella parte del paese liberata, cercarono di imporsi agli Alleati a svantaggio del re Vittorio Emanuele, considerato come uno dei responsabili del fascismo, e che, nella parte occupata dai tedeschi, arruolarono partigiani che combatterono nelle stesse condizioni di quelli francesi e jugoslavi.
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