Dopo la conquista italiana della Somalia inglese le truppe britanniche si concentrarono in Kenya agli ordine del generale di corpo d’armata sir Alan Cunningham, fratello minore dell’ammiraglio comandate la squadra navale nel Mediterraneo, che ne assunse il comando nel novembre del 1940. Per meglio comprendere le successive azioni ecco il quadro del suo schieramento:
- XXII Divisione africana comandata dal Godwin – Austen. La divisione era composta dalla
I Brigata sud africana;
XXII Brigata est africana;
XXIV Brigata della Costa d’Oro;
- XI Divisione africana;
Nell’autunno le forze a sua disposizione giunsero a 75 mila unità di cui:
- 27 mila Sudafricani;
- 33 mila provenienti dall’Africa orientale;
- 9 mila da quella Occidentale;
- 6 mila Inglesi;
Viste le ingenti forze a disposizione fu lo stesso Churchill a sollecitare azioni offensive contro la Somalia italiana che venne considerata come una vera e propria minaccia per i possedimenti territoriali inglesi in Kenya. Fu a seguito di queste pressioni che Wavell, comandante in capo per il Medio Oriente, e Cunningham proposero un attacco alla nostra colonia pei il mese di Maggio o quello di Giugno al termine della stagione delle piogge. A causa delle impellenti necessità del fronte Occidentale di uomini e mezzi si decise di anticipare l’offensiva per il mese di Febbraio.
Il confine tra Kenya e Somalia fu attraversato dalle truppe inglesi in tre punti: a Dif, Liboi e Chisimaio per raggiungere gli obiettivi della pista che collegava Afmadu e Gelid e la città portuale di Chisimaio la cui presa fu considerata essenziale per il prosieguo della campagna.
Il 10 Febbraio, in seguito ai pesanti bombardamenti dell’ aeronautica sudafricana, la città di Afmadu venne abbandonata dalle truppe italiane tanto che il giorno 11 la XII Divisione Africana fece il suo ingresso in una città ormai abbandonata. Contrariamente alle idee del Duca d’ Aosta che avrebbe voluto concentrare le nostre forze a Chisimaio e a Dolo, le cui difese vennero perfezionate nel corso degli anni proprio per questo genere di attacchi, il generale De Simone, comandante le truppe in Somalia e che combattè a Tug Argan sette mesi prima, decise di abbandonare Chisimaio per cercare di resistere il più a lungo possibile sulla linea del fiume Giuba: un fronte di 600 Km facilmente attraversabile vista l’esigua quantità di acque che lo attraversano. La mattina del 14 Gobuin, 130 Km a sud – est di Afmadu e a soli 15 Km a nord di Chisimaio, venne conquistata, mentre nel tardo pomeriggio fu la XXII Brigata dell’ Africa orientale ad entrare nella città portuale in cui la trascurabile resistenza italiana non creò alcun problema alle truppe della corona.
Gli Italiani si attestarono quindi sulla sponda del fiume Giuba di fronte alla divisione sudafricana a Gobuin cercando di resistere distruggendo tutto i passaggi per l’altra sponda. Come detto, la scarsità delle acque del fiume, rese semplice il passaggio delle truppe inglesi che riuscirono ad attraversarlo poco più a monte. Nonostante il feroce contrattacco la testa di ponte riuscì a conservare la posizione permettendo ai rinforzi di affluire numerosi. Dopo alcuni giorni di combattimenti i Sudafricani riuscirono a controllare un largo tratto di fiume tanto che con una rapida puntata verso nord si unirono ad una brigata della Costa d’Oro che traversò il fiume 130 Km più a monte.
Il generale de Simone, a causa della scarsa protezione della nostra aviazione e della mancanza cronica di mezzi di trasporto per le sue truppe, non potè far altro che subire le iniziative del comandante inglese Godwin – Austen che già sette mesi prima le impartì una dura lezione a Tug Argan. Le nostre già provate truppe dovettero anche fronteggiare il tradimento di molti raparti etiopi che con il passare dei giorni decisero di abbandonare il nostro esercito sempre più alla deriva.
Fu proprio la mancanza di una concreta resistenza che cose di sorpresa le truppe inglese che, come accennato prima, sopravvalutarono enormemente le nostre capacità di offesa. Un elemento di fondamentale importanza per il successo dell’operazione fu proprio la presa di Chisimaio che fu conquistata senza particolari danni alle strutture portuali e quindi permise ai rifornimenti di giungere via mare migliorando la situazione logistica.
La sorprendente facilità di questa conquista indusse i vertici inglesi a continuare nell’avanzata per scacciare definitivamente dalla Somalia gli Italiani e per utilizzare come base di lancio questa terra per invadere anche l’Etiopia da sud – est.
Il giorno 22 anche la posizione del generale Gazzera sul fiume Giuba fu conquistata e la strada verso Mogadiscio fu spalancata alla rapida avanzata delle truppe di Cunningham. La XXIII Brigata della Nigeria, appena trasferitasi dal Kenya coprirono i 400 Km da Gelib a Mogadiscio in tre giorni.
Saranno proprio questi reparti ad entrare per primi il 25 Febbraio a Mogadiscio accompagnati dal suono delle immancabili cornamuse. Nella città ancora intatti furono raccolti oltre 1.500.000 litri di benzina e 360.000 litri di carburante per aerei oltre che provviste e beni di prima necessità. Anche in questo caso il porto fu occupato praticamente intatto. La XXI Brigata dell’ Africa orientale e la XXIV della Costa d’Oro si occuparono del rastrellamento delle truppe italiane mentre le altre si preoccuparono della ormai imminente azione contro l’ Etiopia: ormai le valutazioni contro gli Italiani erano completamente capovolte, le grave carenze di mobilità e le scarse risorse disponibili avevano convinto gli Inglesi a chiudere nel minor tempo possibile la partito contro l’esercito italiano.
- XXII Divisione africana comandata dal Godwin – Austen. La divisione era composta dalla
I Brigata sud africana;
XXII Brigata est africana;
XXIV Brigata della Costa d’Oro;
- XI Divisione africana;
Nell’autunno le forze a sua disposizione giunsero a 75 mila unità di cui:
- 27 mila Sudafricani;
- 33 mila provenienti dall’Africa orientale;
- 9 mila da quella Occidentale;
- 6 mila Inglesi;
Viste le ingenti forze a disposizione fu lo stesso Churchill a sollecitare azioni offensive contro la Somalia italiana che venne considerata come una vera e propria minaccia per i possedimenti territoriali inglesi in Kenya. Fu a seguito di queste pressioni che Wavell, comandante in capo per il Medio Oriente, e Cunningham proposero un attacco alla nostra colonia pei il mese di Maggio o quello di Giugno al termine della stagione delle piogge. A causa delle impellenti necessità del fronte Occidentale di uomini e mezzi si decise di anticipare l’offensiva per il mese di Febbraio.
Il confine tra Kenya e Somalia fu attraversato dalle truppe inglesi in tre punti: a Dif, Liboi e Chisimaio per raggiungere gli obiettivi della pista che collegava Afmadu e Gelid e la città portuale di Chisimaio la cui presa fu considerata essenziale per il prosieguo della campagna.
Il 10 Febbraio, in seguito ai pesanti bombardamenti dell’ aeronautica sudafricana, la città di Afmadu venne abbandonata dalle truppe italiane tanto che il giorno 11 la XII Divisione Africana fece il suo ingresso in una città ormai abbandonata. Contrariamente alle idee del Duca d’ Aosta che avrebbe voluto concentrare le nostre forze a Chisimaio e a Dolo, le cui difese vennero perfezionate nel corso degli anni proprio per questo genere di attacchi, il generale De Simone, comandante le truppe in Somalia e che combattè a Tug Argan sette mesi prima, decise di abbandonare Chisimaio per cercare di resistere il più a lungo possibile sulla linea del fiume Giuba: un fronte di 600 Km facilmente attraversabile vista l’esigua quantità di acque che lo attraversano. La mattina del 14 Gobuin, 130 Km a sud – est di Afmadu e a soli 15 Km a nord di Chisimaio, venne conquistata, mentre nel tardo pomeriggio fu la XXII Brigata dell’ Africa orientale ad entrare nella città portuale in cui la trascurabile resistenza italiana non creò alcun problema alle truppe della corona.
Gli Italiani si attestarono quindi sulla sponda del fiume Giuba di fronte alla divisione sudafricana a Gobuin cercando di resistere distruggendo tutto i passaggi per l’altra sponda. Come detto, la scarsità delle acque del fiume, rese semplice il passaggio delle truppe inglesi che riuscirono ad attraversarlo poco più a monte. Nonostante il feroce contrattacco la testa di ponte riuscì a conservare la posizione permettendo ai rinforzi di affluire numerosi. Dopo alcuni giorni di combattimenti i Sudafricani riuscirono a controllare un largo tratto di fiume tanto che con una rapida puntata verso nord si unirono ad una brigata della Costa d’Oro che traversò il fiume 130 Km più a monte.
Il generale de Simone, a causa della scarsa protezione della nostra aviazione e della mancanza cronica di mezzi di trasporto per le sue truppe, non potè far altro che subire le iniziative del comandante inglese Godwin – Austen che già sette mesi prima le impartì una dura lezione a Tug Argan. Le nostre già provate truppe dovettero anche fronteggiare il tradimento di molti raparti etiopi che con il passare dei giorni decisero di abbandonare il nostro esercito sempre più alla deriva.
Fu proprio la mancanza di una concreta resistenza che cose di sorpresa le truppe inglese che, come accennato prima, sopravvalutarono enormemente le nostre capacità di offesa. Un elemento di fondamentale importanza per il successo dell’operazione fu proprio la presa di Chisimaio che fu conquistata senza particolari danni alle strutture portuali e quindi permise ai rifornimenti di giungere via mare migliorando la situazione logistica.
La sorprendente facilità di questa conquista indusse i vertici inglesi a continuare nell’avanzata per scacciare definitivamente dalla Somalia gli Italiani e per utilizzare come base di lancio questa terra per invadere anche l’Etiopia da sud – est.
Il giorno 22 anche la posizione del generale Gazzera sul fiume Giuba fu conquistata e la strada verso Mogadiscio fu spalancata alla rapida avanzata delle truppe di Cunningham. La XXIII Brigata della Nigeria, appena trasferitasi dal Kenya coprirono i 400 Km da Gelib a Mogadiscio in tre giorni.
Saranno proprio questi reparti ad entrare per primi il 25 Febbraio a Mogadiscio accompagnati dal suono delle immancabili cornamuse. Nella città ancora intatti furono raccolti oltre 1.500.000 litri di benzina e 360.000 litri di carburante per aerei oltre che provviste e beni di prima necessità. Anche in questo caso il porto fu occupato praticamente intatto. La XXI Brigata dell’ Africa orientale e la XXIV della Costa d’Oro si occuparono del rastrellamento delle truppe italiane mentre le altre si preoccuparono della ormai imminente azione contro l’ Etiopia: ormai le valutazioni contro gli Italiani erano completamente capovolte, le grave carenze di mobilità e le scarse risorse disponibili avevano convinto gli Inglesi a chiudere nel minor tempo possibile la partito contro l’esercito italiano.
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